Un gruppo unito, che si è stretto nel momento di difficoltà e ora vuole portare a casa il traguardo. Oltre ad Handanovic, colui che indossa la fascia arrotolata al braccio, nello spogliatoio dell'Inter ci sono tanti calciatori che grazie alla loro leadership guidano la squadra di Inzaghi in questa volata scudetto.
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Inter, non solo il saggio Handa: da Perisic a Skriniar, i leader. Inzaghi ha convinto a…
Il quotidiano 'scava' nello spogliatoio dei nerazzurri e analizza le figure più importanti del gruppo di Inzaghi
Tra questi ci sono senza dubbio Ivan Perisic e Marcelo Brozovic: "Il primo è il leader tecnico, il faro che accende l’illuminazione in campo. Adesso vive un momento di onnipotenza, come se niente gli fosse proibito: l’esigenza di rinnovare il suo contratto per un altro paio d’anni nasce proprio da questo status che ha guadagnato un cross alla volta. Per comprendere l’importanza dell’altro croato, invece, basta riavvolgere il nastro ai due mesi di buio nerazzurro, quando questo scudetto è scivolato dalla tasca: molti punti sono stati persi proprio senza Brozo. Ma mentre Perisic ha un carattere più ruvido, quasi un robot concentrato sull’allenamento, Brozo è l’amicone benvoluto da tutti: non c’è viaggio interista che passi via senza che Marcelo tormenti i compagni. Chi dorme viene svegliato, chi si rilassa viene destato".
Non di molte parole davanti le telecamere, ma un vero capitano nello spogliatoio. Handanovic è stato il più attivo nell'organizzazione di eventi di squadra anche quando le cose non andavano bene: "A inizio anno quando bisognava conoscersi, prima di Natale quando clima e classifica erano assai diversi, ma pure nel periodo più buio tra febbraio e aprile: le cene di squadra, lontano dai riflettori e senza tracce sugli smartphone, sono una costante della stagione e hanno aiutato lo spirito di gruppo".
La Gazzetta dello Sport sottolinea anche il comportamento con Radu dopo l'errore di Bologna: "Samir, uomo di poche parole, non avrà consolato teatralmente davanti alle telecamere il povero Radu dopo il naufragio di Bologna, ma nei giorni successivi ha usato le parole giuste col suo vice".
Tra i capitani senza fascia non manca Milan Skriniar, un punto di riferimento per i compagni dentro e fuori dal campo: "A Torino contro la Juve, in mezzo al caos prima del rigore-bis di Calha, hanno rubato la scena gli occhi inferociti di Barella, che chiamava a raccolta i suoi, lontani dall’incendio scoppiato. La cavalleria formata da D’Ambrosio, Brozovic e Bastoni arrivava solo in quel momento, ma la protesta più vibrante attorno a Irrati è stata però quella del difensore slovacco: c’è un giallo a testimoniarlo. Milan, in realtà, ama difendere i compagni, ma conosce anche l’arte della consolazione: ben prima dei rigori allo Stadium, quando Calha da ex milanista faticava ad ambientarsi in nerazzurro, è stato spesso Skriniar a rassicurarlo ad Appiano. Al turco serviva tempo e fiducia, e ora eccolo là, decisivo nel cuore dell’Inter".
A tre giornate dalla fine, Simone Inzaghi ha spronato i suoi e li ha convinti: la lotta scudetto non è ancora finita: "Sapere che nove punti in tre partite potrebbero non bastare non invita certo all’ottimismo, eppure i nerazzurri si sono decisi a coltivare il pensiero positivo: Inzaghi ha convinto tutti a pensare solo a sé, a concentrarsi sugli eventi che la squadra può orientare. Inutile, in fondo, sprecare pensieri sul Diavolo".
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