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"Il più bello degli ultimi anni e il più strano di sempre". La Gazzetta dello Sport definisce così il derby di Milano in programma sabato alle 18. Una sfida molto particolare in cui non ci sarà lo spettacolo dei tifosi. E nonostante l'assenza del pubblico e di otto protagonisti, positivi al Coronavirus, l'interesse globale nei confronti della sfida tra Inter e Milan non è scemato.
La Rosea sottolinea come oltre cento tv trasmetteranno la sfida in ogni angolo del mondo e ci sarà una rappresentanza di molti Paesi. L'Inter ha in rosa calciatori di 14 nazionalità diverse, il Milan di 16: nel totale, gli Stati coinvolti sono addirittura 24.
E già dalle proprietà si capisce che si tratta di una sfida fuori dal comune: da una parte il colosso cinese, dall'altra il fondo americano. "Suning ha ridato fiato all’ambizione nerazzurra, Elliott ha restituito orgoglio al popolo rossonero". Le due proprietà sono unite verso un unico obiettivo: la costruzione dello stadio, che cambierà la storia di entrambi i club.
E se una volta Inter-Milan era considerato un Superclasico del Sudamerica, con Zanetti e soci contro Kakà e i brasiliani, oggi la situazione è cambiata. Il Milan non giocava un derby senza nessun sudamericano tra titolari e panchina da 22 anni, mentre l'Inter ha ancora un argentino, Lautaro, e si è legata al Cile con gli arrivi di Sanchez e Vidal. Ora però il derby si è trasformato e ha un'anima balcanica: "Si incrociano tre croati (Perisic, Brozovic e Rebic in recupero) un bosniaco (Krunic), uno sloveno (Handanovic) e due serbi (Kolarov e il piccolo Stankovic, figlio d’arte e per l’occasione terzo portiere)". Senza dimenticare l'Africa con i vari Kessié, Bennacer, Brahim Diaz e Hakimi, nato a Madrid da genitori marocchini e che ha scelto di vestire la maglia del Paese d'origine, e la Scandinavia con con i danesi Eriksen e Kjaer, il norvegese Hauge e lo svedese Ibrahimovic.
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