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"C'è la banda che suona quando il Valencia attacca, c'è il tenore che introduce la squadra, c'è un'umidità e un caldo in stile Nanchino. C'è un avversario che mostra qualità e anche forma fisica, ma l'Inter non vuole incominciare ad abituarsi a perdere. La squadra non molla, conferma di avere già discrete doti mentali e la capacità di correggere i propri errori". Apre così l'articolo de La Gazzetta dello Sport in merito al match di Valencia per l'Inter che, alla fine, ha vinto ai calci di rigore. I nerazzurri hanno sofferto per 45' ma hanno saputo resistere alle scorribande valenciane. L'aspetto migliore per Conte, secondo la Rosea, è rappresentato dall'idea di gioco mostrata in campo dai nerazzurri che fanno pensare ad un progetto di squadra già formato in attesa di altri colpi sul mercato.
DUE PROBLEMI - La Rosea, infine, sottolinea due situazioni sulle quali si dovrà lavorare ancora: "Il primo è la connessione con l'attacco. Lautaro e Politano partono piuttosto vicini, l'azzurro rientra per cercare l'appoggio, il Toro va in profondità. [...] L'argentino pare imballato e con quel secondo costante di "differita" che non facilita la comunicazione coi compagni", mentre il secondo problema è stato Carlos Soler, praticamente mai preso dai nerazzurri e il gol (partenza nella zona di Dalbert, taglio al centro anticipando i difensori) ne è la riprova.
LE SOLUZIONI - I due problemi sopracitati sono stati risolti attraverso i cambi con Esposito che dà maggiore brio all'attacco, conquistandosi anche il rigore dell'1-1 trasformato da Politano. C'è un'altra soluzione in casa (Lukaku) ma serve aiuto anche dal mercato: la Rosea spiega come "Antonio non tramuta acqua in vino e qualcosa in più sugli esterni serve: può essere Lautaro, rimasto ancora ad Appiano, o chissà un'alternativa a sinistra, che dia più certezze di un Dalbert che comunque fa vedere un paio di recuperi sorprendenti".
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