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La corsa scudetto è entrata nel vivo. Siamo ormai a metà novembre, regna l’equilibrio, i punti cominciano a pesare. I dettagli non sfuggono a nessuno, né a Conte né a Marotta. Nessuno, dentro il club nerazzurro, pensa davvero che lo sfogo del tecnico del Napoli sia dettato dalla rabbia del momento, neppure dall’adrenalina della partita, peraltro a fronte di un rigore che poi è stato sbagliato da Calhanoglu e che dunque certamente non ha peggiorato lo stato d’animo dei tifosi napoletani. Ci dev’essere dell’altro, ecco perché Marotta ha parlato di “obiettivo”. All’Inter ricordano bene, ad esempio, un calcio di rigore fischiato in favore del Napoli a Empoli, in circostanze discutibili. Quel giorno decise l’arbitro in campo, come accaduto domenica sera a San Siro. Ed è questo un aspetto che Marotta ha tenuto a sottolineare. Al netto di un protocollo Var che certamente può essere discusso - perché tutto è migliorabile, tutto si può ritoccare, su qualsiasi cosa riguardante l’applicazione della tecnologia è giusto fare un ragionamento -, il pensiero del club è che il futuro del calcio sia legato alla centralità dell’arbitro e che su questo invece non ci possa essere margine. Perché solo chi è in campo è in grado di valutare la portata di un intervento. E perché, altrimenti, vorrebbe dire demandare interamente alla tv una direzione arbitrale: non è pensabile un arbitraggio “da remoto”, per intendersi.
"Inter e Napoli si conoscono e si temono. È così fin dal primo giorno di questa stagione, verrebbe da dire che non potrebbe essere altrimenti visto che sono le ultime due squadre ad aver vinto il campionato. Come fosse uno spareggio, questo campionato. Come fosse in palio una specie di Superscudetto . L’Inter, a differenza della scorsa stagione, sta cercando di dare lo stesso peso sia al cammino italiano sia a quello europeo. Si gioca sul filo dei nervi, non si vede (almeno adesso) una squadra in grado di prendere il largo. Tutto sposta, tutto può essere decisivo: che sia un fischio, un protocollo (Var) o una dichiarazione. Conte lo sa. Ma l’Inter pure", chiude il quotidiano.
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