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Spalletti, l'uomo dei record. Con quest’ultima vittoria cinica al Bentegodi, in casa del Verona, il tecnico serve la miglior partenza di sempre della società nerazzurra con 29 punti in undici partite che permettono di confermarsi seconda forza del campionato dietro il Napoli. Nemmeno l’Inter di Mourinho arrivò a tanto e questo basta e avanza per far capire quanto e cosa stia sognando il popolo nerazzurro con una squadra capace di schizzare dai blocchi di partenza con nove vittorie e due pareggi, uno dei quali in casa del super Napoli, costretto proprio dai nerazzurri ad accettare l’unico match senza tre punti per un pareggio tutto sommato specchio fedele di cosa si è visto al San Paolo. La vittoria di ieri nel posticipo serale sul Verona non è un’alchimia figlia di chissà quale miscuglio di fortuna e casualità, anche se alla fine i nerazzurri rischiano più del dovuto.
L’Inter scende in campo per la quarta volta con gli stessi titolari - per la serie come dare certezze quando si entra in un gruppo nuovo - e incassa ciò che era preventivabile in casa di una neopromossa che, nonostante l’impegno dei ragazzi gialloblù di Pecchia, fatica a inquadrarsi nella massima categoria. Troppe netta la disparità di valori tecnici sull’erba, per di più amplificata da una organizzazione del gioco interista che permette a Borja Valero di smistare - la legna la devono spaccare soprattutto Gagliardini e Vecino - e scoprirsi bomber per una notte. Questa Inter se non subirà rivoluzioni a gennaio ha le carte per proseguire il cammino da Champions, quindi potenzialmente da scudetto, per il quale però servirà una cattiveria diversa da quella mostrata ieri.
(Tuttosport)
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