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Serie A e Coppa Italia, via al lungo duello Inzaghi-Allegri. Aprile caldo per Inter e Juve

Andrea Della Sala

Oggi il derby d'Italia tra Inter e Juve, ma ad aprile le due squadre si sfideranno ancora e avranno anche le partite in Europa

Non conterà per assegnare lo scudetto, ma Inter-Juve è sempre una gara carica di significato. In molti in casa nerazzurra, a partire dal tecnico, si giocano la loro permanenza in nerazzurro. In più le due squadre vorranno chiudere al meglio il ciclo prima della sosta per le nazionali.

"Quest’estate nessuno avrebbe potuto immaginare che un Inter-Juve giocato nel giorno di San Giuseppe, alle porte della primavera, sarebbe stato ininfluente per il titolo. Un pronostico del genere sarebbe parso frutto dell’insolazione e invece è così. Al netto della penalizzazione, la Juve si trova a 15 punti dal Napoli, l’Inter a 18. La qualificazione ai quarti di coppa e il piazzamento in campionato ha ridato ossigeno a entrambi, ma nessuno dei due tecnici oggi ha la certezza di essere al suo posto all’inizio della prossima stagione. Questo Inter-Juve è un ponte gettato sul futuro; è il primo passo di una volata finale in cui tanti si giocheranno tutto. E, tra questi tanti, ci sono anche Simone Inzaghi e Max Allegri", spiega La Gazzetta dello Sport.

"Il risultato e la prestazione di stasera condizioneranno le due semifinali di Coppa Italia che si giocheranno il 4 e il 26 aprile. Tra questi due incontri, cadranno i due incroci internazionali: con il Benfica per l’Inter (Champions League), con lo Sporting Lisbona per la Juve (Europa League). Aggiungendo le 5 partite di campionato viene fuori un aprile di fuoco, che avrebbe scoraggiato anche Aleksej Stachanov: 9 partite. Da questo frullatore uscirà l’ipotesi di futuro per le due società e per i due allenatori".

"Inzaghi ha spiegato che parlerà più avanti, ma intanto qualche sassolino se lo è già tolto, ricordando quanto poco abbia vinto l’Inter negli ultimi 12 anni e quanto invece abbia vinto lui in pochi mesi: 3 trofei. A suo merito anche la valorizzazione di Dimarco e la felice rieducazione tattica di Calhanoglu e Mkhitaryan, oltre a un’identità di gioco ormai solida, spesso piacevole. Però l’Inter, spietata e campione d’Italia con Conte, con Inzaghi si è giocata male i momenti chiave dei due campionati successivi, con troppi cali di tensione mai intercettati: la doppia caduta a Bologna segnala una diabolica perseveranza nell’errore. E poi la scommessa infelice su Correa e una limitata fantasia tattica nei momenti di emergenza", aggiunge il quotidiano.