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Inter, rosa doppia per Inzaghi: due opzioni per ruolo. Bis scudetto, ma anche missione Champions

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Con l'arrivo imminente di Palacios, il tecnico avrà due alternative per ruolo e potrà scegliere il giocatore più in forma
Andrea Della Sala Redattore 

L'Inter affronterà questa stagione da campione d'Italia. Gli obiettivi sono tanti: prima di tutto riconfermarsi in Italia, cosa non scontata. Ma non solo: andare il più avanti possibile in Champions. E ora Inzaghi ha una rosa per poter affrontare al meglio tutte le competizioni.

"Se l’anno scorso di questi tempi le due parole più masticate in casa Inter erano “seconda” e “stella”, oggi si va oltre allo scudetto-bis, messo comunque ben a fuoco tra i bersagli. C’è una certa fame di Europa, neanche tanto nascosta: superare gli ottavi raggiunti nell’ultima Champions è un obiettivo al di là di ogni prudenza di facciata. Con l’ultima ciliegina argentina di ieri che potrebbe aver chiuso il mercato, il tecnico ha due squadre o perfino qualcosa di più. Agli undici titolari impressi nel marmo, se ne sovrappongono altri 11 che sembrano copie su carta carbone. Basterebbe fermarsi alla prima fermata: il 35enne Sommer a Genova ha mostrato qualche ruga del tempo, ma alle spalle c’è un altro portiere per cui il club ha speso 15 milioni. A queste cifre, la parola ”vice” potrebbe stare strettina a Josep Martinez", scrive La Gazzetta dello Sport.


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Se c’è una macchia nella stagione della stella, è la serata nera di Madrid. Il Metropolitano infuocato, il grande spreco tra andata e ritorno, il rigore di Lautaro spedito sulla Luna. Rispetto ad allora, Inzaghi ha più armi varie e riserve di stoffa pregiata: proprio l’ultima campagna europea aveva dimostrato la necessità di dotarsi una panchina di livello migliore. Così, lì dove c’era l’enigmatico Klaassen – anche lui tremante dal dischetto a Madrid —, adesso scalpita Piotr Zielinski, garanzia di alta affidabilità. Il polacco e Frattesi, entrato a Genova con il solito argento vivo, aiuteranno il riposo delle mezzali: il passato insegna che spremere troppo Barella e Mkhitayan ha delle controindicazioni, l’alternanza ora sarà più strategica. E lo stesso dicasi di Calha, tenutario delle chiavi della squadra, ma con un rampante Asllani pronto a subentrare. In quegli ottavi, all’andata, Simone fu costretto a separare la ThuLa, per poi disperarsi di fronte ai gol divorati da Arnautovic. Adesso davanti si è aggiunto Mehdi Taremi, guerriero persiano che cambia gli equilibri di tutto il reparto: il primo cambio è un titolare aggiunto, anzi come mostrato a Marassi il tridentone con l’iraniano assieme a Thuram-Lautaro è una sfiziosa novità e non solo una mossa della disperazione. Arnautovic è considerato ben più “presente” come eventuale quarta punta e ci sarebbe pure Joaquin Correa, un tempo fedelissimo dell’allenatore. La difficoltà nel piazzarlo altrove potrebbe pure obbligare l’Inter a tenerselo allungando così il reparto. Sia per l’austriaco che, soprattutto, per l’argentino il mercato in uscita è comunque sempre aperto.

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"Simone e il suo staff non vedono l’ora di misurare sul campo anche il sinistro già ben addestrato del 21enne Palacios, che potrebbe essere alla Pinetina tra qualche giorno. Ci si aspetta una piccola gemma inattesa, qualcosa di molto simile a Yann Bisseck, pescato l’anno scorso in un mare di scetticismo. L’argentino e il tedesco abbassano di parecchio l’età media di una difesa un po’ in là con gli anni e sono gli “altri” braccetti: daranno il cambio, rispettivamente, a Pavard e Bastoni. Al centro della difesa, invece, la sfida per un posto è tutta materia per ultratrentenni: Acerbi ne compirà 37 il prossimo 10 febbraio, 5 giorni dopo De Vrij che arriverà a 33. L’arrivo di Palacios, poi, toglie Carlos Augusto da qualsiasi angustia difensiva: il brasiliano torna a essere solo il vice-Dimarco, mentre a destra Dumfries e Darmian divideranno oneri e onori. L’Inter sarebbe già abbastanza “fasciata” così ma, quando Buchanan tornerà tra due mesi, l’abbondanza sulle corsie laterali sarà anche maggiore. Preferibilmente sulla mancina, ma pure dall’altro lato il canadese aiuta a saltare l’uomo, vera dote che manca nella compagnia. Nonostante ciò, la rosa in mano a Inzaghi è completa, profonda, costruita un po’ alla volta con pazienza negli anni", aggiunge il quotidiano.

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