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La Champions però è sufficientemente lontana per rendere questa sfida scudetto quasi una rarità, ben diversa dalla sfida di andata che arrivava dopo la sosta delle Nazionali decisiva per l’Europeo e all’inizio di un ciclo molto duro, puntellato di piccoli grandi infortuni: Pavard e Bastoni allo Stadium non erano a disposizione e la trazione posteriore dell’Inter oggi sarà ben diversa, molto più intensa e verticale, per provare a schiacciare la Juventus senza farsi condizionare dalla paura del contropiede. Perché è vero che Inzaghi nelle ultime tre sfide di campionato contro Allegri ha dimostrato di soffrire chi sta chiuso in area ad aspettare il colpo dello scorpione. Però l’antidoto del giro palla vorticoso può essere sufficiente, a patto ovviamente che non ci siano errori individuali come quello di Dumfries che all’andata mandò verso la porta Chiesa.
Inzaghi ha approfittato della squalifica di Barella e Calhanoglu a Firenze, aggiungendo il riposo extra anche per Dimarco al Franchi. Soprattutto il primo, reduce da una finale di Supercoppa giocata tutta a nervi scoperti, ha svolto un lavoro molto intenso la scorsa settimana. Ed è Barella, assieme a Lautaro, che ha la chiave del recupero alto del pallone, specialità in cui l’Inter eccelle (è quella che ha segnato più gol in questo modo) e che è fondamentale per colpire la Juve prima che la sua difesa si riaggiusti.
«Tante volte hai in testa una partita — osserva Simone — poi ne esce un’altra che non immaginavi, anche perché c’è sempre l’avversario di cui tenere conto: di sicuro vogliamo giocare una grandissima partita». Quasi azzerati i dubbi di formazione: Darmian è ancora favorito su Dumfries a destra, per limitare Kostic e per dare sfogo alle discese di Pavard. L’Inter ha molte carte in mano: deve usarle bene”, si legge.
(Fonte: Corriere della Sera)
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