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Italia fuori dai Mondiali? Ecco perché potrebbe costarci 10 miliardi di euro

Francesco Parrone

Diritti Tv, pubblicità, consumi durante le partite il giro d’affari a rischio

La mancata partecipazione della Nazionale ai Mondialipotrebbe portare a una serie, non indifferente, di ricadute economiche e di immagine che si aggirano sui 10 miliardi di euro. Secondo il quotidiano il Giornale, un Mondiale di calcio non è infatti solo un evento sportivo, ma una sorta di “Expo” per il Paese che vi partecipa.

Basti pensare a tutto il business che muove un Mondiale: dai nuovi dispositivi tv acquistati nell’anno dei campionati, passando per la ristorazione, (per chi vede la partita in compagnia e consuma o chi organizza gruppi d’ascolto per seguire il match), fino ad arrivare al mercato dei diritti tv e pubblicitario, forte di un’audience che raramente raggiunge simili livelli.

A questi elementi si somma poi tutto un indotto fatto di viaggi, turismo, merchandising. Insomma, si potrebbe dire che il Calcio “fa girare l’economia”. Quindi un flop di mister Ventura e compagni (un quasi unicum visto che l’ultima e unica eliminazione risale al 1958) potrebbe costare caro all’ Italia proprio in un momento in cui, da più parti, si rivedono al rialzo le stime sul Pil: l’ultima è stata Moody’s con una previsione 2018 del +1,3%. Secondo alcuni calcoli, la vittoria ai Mondiali varrebbe tra i 15 e i 18 miliardi.

Ma non parteciparvi metterebbe a rischio almeno 10 miliardi di mancati “incassi Paese” tra diritti Tv, pubblicità (4 miliardi potenziali), mancate vendite (quindi consumi) a 360 gradi. A credere nell'influenza positiva della coppa del mondo sono anche le banche d’affari come Goldman Sachsche in un report ha ricordato come nel luglio del 1982, e in quello del 2006 (il mese dei trionfi), Piazza Affari ha garantito ritorni del 3% mese su mese. Ebbene, la squadra vincitrice regala effettivamente al suo listino nazionale una sovraperformance del 3,5% sugli altri mercati, ma l'euforia dura solo un mese e poi si assesta. Un beneficio analogo (+2,7%) lo otterrebbe anche la nazione ospitante; di contro, per gli sconfitti il trauma collettivo pesa per un -2% sugli scambi. Insomma, se l’ Italia non si qualifica non sarà «l’Apocalisse» come dichiarato ieri dal presidente delle Figc Carlo Tavecchio. Ma non c’è da star tranquilli nemmeno in Borsa.

(Fonte: Sofia Fraschini, il Giornale 05/09/17)