Solo la vittoria. Dopo il pareggio contro la Svizzera, l'Italia è attesa dall'ultima e decisiva gara per le qualificazioni al prossimo mondiale contro l'Irlanda del Nord. Dalle colonne del Corriere della Sera, Mario Sconcerti parla così della gara: "Siamo in una piena situazione pirandelliana, è chiaro dove siamo ma non chi siamo. C’è una verità che manca ma non sappiamo quale sia davvero né se sia mai esistita. Siamo campioni di una cosa grande, l’abbiamo conquistata noi, ma è labile come una serratura in mondo di ladri, dura pochi giorni, poi è di tutti. Oggi è la nostra sorpresa a renderci forti. Con la Svezia fummo eliminati dai Mondiali quasi naturalmente, oggi c’è grande stupore perfino nell’essere in dubbio davanti all’ultima partita. Il calcio è pieno di storie come la nostra. L’Italia campione del mondo non si qualificò per gli Europei successivi".
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Italia, Sconcerti: “Situazione pirandelliana. Problema fisico e di qualità naturale”
Dalle colonne del Corriere della Sera, il giornalista sprona gli azzurri in vista della gara contro l'Irlanda del Nord
"Il calcio non ha ricordi, pretende meriti oggettivi che oggi l’Italia non ha. L’Italia sapeva giocare, lo ha fatto molte volte, quindi in teoria all’infinito. Non credo sia un problema psicologico, questa è una squadra di veterani, in queste partite crescono, non fuggono. Penso sia un problema fisico e di qualità naturale. Nel gergo di oggi, adesso abbiamo pochi anticorpi. Sono peggiorati quasi tutti i migliori. Non parlo di Chiesa e Insigne, che hanno il diritto di avere un andamento collinare, sono gente che vive sul difficile, non può riuscirci sempre. Parlo di vecchi professionisti solidi come Acerbi, ora dondolante come un ragazzino al primo appuntamento".
"Come Donnarumma, cancellato dalla sua scomposizione. Come Jorginho, arrivato quasi in silenzio in un luogo tecnico che non sapeva esistesse e si è come spaventato di essere lassù. La condizione la vedi dai dettagli, se non ce l’hanno le seconde linee, quelli su cui conti sempre, vuol dire che anche gli altri andranno tutti sotto il livello. Detto questo c’è qualcosa che ci dobbiamo aspettare? Direi di sì. Oggi a Belfast non bisogna essere eroi per portar via la partita. Sarà forse sufficiente giocare a calcio nel suo senso biblico, cioè correre, picchiare e ricordarsi di tirare in porta, cosa che facciamo sempre più svogliatamente".
(Corriere della Sera)
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