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Italia erede della Spagna? Jorginho-Busquets, Verratti-Xabi, ma non avevano Barella

Italia erede della Spagna? Jorginho-Busquets, Verratti-Xabi, ma non avevano Barella - immagine 1

L'Italia è la squadra che sta giocando meglio in questo Europeo e può raccogliere l'eredità della Spagna che ha vinto tanto

Andrea Della Sala

In semifinale l'Italia affronterà la Spagna. La Nazionale di Luis Enrique è in ricostruzione dopo aver dominato e vinto tutto negli ultimi anni. Ora però gli azzurri stanno facendo vedere il miglior calcio all'Europeo e possono essere gli eredi di quella Spagna che illuminava per gioco e vittorie.

"Nessuno all’Europeo ha giocato meglio degli azzurri, nessuno ha vinto cinque partite (su cinque) come gli azzurri. Nessuno ha il nostro centrocampo: Jorginho, Barella, Verratti, Insigne che di fatto è trequartista, e Locatelli e Pessina quasi titolari. Uno spettacolo di gioco e risultati che ci avvicina simbolicamente, e ideologicamente, alla grande Spagna di Aragones e Del Bosque, i due c.t. che hanno sollevato le coppe. La chiave di quelle nazionali invincibili era il centrocampo. A tre, a quattro, dipende dal periodi, con interpreti che combinavano le loro doti diverse e complementari. Iniesta (il più offensivo) e Xavi presenti nelle tre finali, Busquets, Xabi Alonso, Fabregas, David Silva e Senna ad alternarsi negli altri ruoli. Tutti interpreti da Oscar della manovra di Guardiola trasportata in nazionale", spiega La Gazzetta dello Sport.

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"Confrontare quei miti con gli azzurri di Mancini è un gioco che va preso, appunto, come un gioco. Però non si può negare che il ruolo disegnato da Mancini per Insigne sia quello di Iniesta: un trequartista che partiva da sinistra, teorica terza punta, per inventare calcio, dribbling, tunnel. Obbligatorio invece il confronto Busquets-Jorginho, gli indispensabili, il perno tattico attorno al quale tutto gira. In mezzo, play frenetico e moderno, il Verratti azzurro, più che nel Psg una via di mezzo tra Xabi Alonso e Xavi: gente che teneva palla quanto gli altri dieci compagni e creava trame eleganti. Non c’era un Barella, un incursore-marcatore: il meno lontano sembra Fabregas quando giocava in verticale, da mezzala d’inserimento veloce, grazie anche all’apprendistato in Inghilterra", sottolinea il quotidiano.

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