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Jair: “Indimenticabile quella finale contro il Benfica. Inter, vinceremo ancora”

Fabio Alampi

L'ex attaccante brasiliano decise la finale del 1965, che valse ai nerazzurri la seconda Coppa dei Campioni

Sarà il Benfica l'avversario dell'Inter nei quarti di finale di Champions League. Una sfida prestigiosa, che nel 1965 fu la finale della Coppa dei Campioni: in quell'occasione i nerazzurri si imposero 1-0 grazie al gol decisivo di Jair.

Jair, un sorteggio Champions che le regala dolci ricordi.

"Certo. E vinceremo ancora. Ora mi organizzo, torno in Italia e segno di nuovo… Scherzi a parte, sarà una grandissima partita e non vedo l'ora di vederla".

Quel suo gol regalò la seconda Coppa Campioni consecutiva alla Grande Inter. Se la ricorda quell'azione?

"E come faccio a dimenticarla. Fu una bella azione in contropiede, con uno bello scambio tra me e Mazzola. Sandro mi fece l'ultimo passaggio smarcante e io tirai come meglio potevo: aveva piovuto tantissimo nei giorni precedenti e anche quella sera lì, il terreno era bagnato e il pallone era scivoloso. Tutti fattori che resero difficile l'intervento per Costa Pereira (con papera decisiva, ndr)".

Anche Bedin qualche giorno fa ha ricordato quel match e quella pioggia che rese il campo pesantissimo. A lui toccò marcare Eusebio, e le condizioni del campo furono un vantaggio.

"Ma quel Benfica era fortissimo e non aveva solo Eusebio. Certo, lui era un fuoriclasse assoluto ma c'era anche Simões o lo stesso Costa Pereira che era un portierone… Magari potessi giocare ancora contro di lui (ride, ndr)".

L'Inter ha avuto tante grandi squadre. La sua era superiore a quella del Triplete secondo lei?

"Non lo so. La nostra aveva un bel quintetto offensivo: io, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso. In difesa c'erano pure dei grandi giocatori: penso a Sarti in porta o Facchetti, che era pure capitano dell'Italia. Una squadra di campioni, non c'è dubbio. Oggi parlo ogni tanto con Bedin, che era il nostro mediano di spinta dell'epoca. Ed è bello ricordare quelle emozioni vissute insieme".

Qual era la vostra forza?

"Avevamo tanti giocatori molto tecnici ed era facile fare un bel calcio, con una manovra fluida e veloce. E poi avevamo un grande presidente, Angelo Moratti: ci trattava come dei figli. Eravamo sempre intorno a lui. E suo figlio Massimo, quando diventò pure lui presidente dell'Inter, mi invitò a Madrid per la finale di Champions del 2010 contro il Bayern. Purtroppo non fui in grado di andarci per problemi di salute".

Ma l'Inter di oggi riesce a seguirla ogni tanto?

"Quando posso lo faccio sempre volentieri. L'Inter è nel mio cuore. Purtroppo, ultimamente non ho avuto tante occasioni per seguirla in tv, recentemente ho passato una decina di giorni in ospedale per via delle mie ginocchia. Entrambe. Resto molto tempo a letto, sono infortunato, ma riesco comunque a uscire un po'. Ormai sono un vecchietto (ride, ndr), ma è la vita".

Però Inter-Benfica non se la perderà.

"Assolutamente no, resterò incollato alla tv per vedere la mia Inter. E non ho dubbi: vinceremo ancora noi!".