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Da il Messaggero, l'ex difensore nerazzurro Juan Jesus, attualmente alla Roma, ha parlato della sua nuova avventura e del suo recente passato a Milano:
Ha definito complicato l’ambiente milanese: i suoi compagni le hanno parlato di quello romano?"Parlai di ambiente, ma non per dire che i tifosi sono cattivi. Mi riferivo ad una piazza in cui è difficile giocare. La Roma è una grande squadra con una grande piazza, anche i tifosi sono più caldi e quindi sicuramente non dovremo sbagliare mai. Quello che chiede il tifoso è solo impegno quindi questo non mancherà e con l’impegno le vittorie arriveranno".
Come gestisce la pressione mediatica e dei tifosi? "La critica viene sempre da gente che vuole solo parlare per cattiveria. Io ad esempio in 147 partite all’Inter credo di aver più vinto che perso. Il problema è che i tifosi pensano che i giocatori siano delle macchine che non sbagliano mai, ma noi siamo fatti di pelle ed ossa e quindi sbaglieremo sempre".
La Roma l’ha costruita una base? "Si, adesso è rimasto Manolas, ci sono Totti, De Rossi, Florenzi, è rimasto anche Nainggolan. Ci sono cinque o sei giocatori che sono qui da più di tre stagioni quindi c’è una base e con i nuovi inserimenti, tra cui il mio, possiamo fare bene".
All’Inter ha detto che voleva fare la storia. Qui a Roma può promettere lo stesso? "Il primo giorno che sono arrivato all’Inter ho detto questo, ma non sono riuscito a vincere nulla lì. È stata una grande esperienza personale perché sono cresciuto come uomo e calciatore. Adesso nella Roma è l’ora di fare la storia, abbiamo un grande gruppo e possiamo fare tante cose belle".
Dopo la Juve la squadra che più la preoccupa qual è? "Il Napoli perché Sarri ha lavorato benissimo, ha fatto un gran lavoro riuscendo a tirare fuori il meglio dai suoi".
Con Higuain la Juventus è davvero imbattibile? "Il calcio è undici contro undici. Ho vinto con l’Inter 3 a 1 contro la Juventus che aveva una squadra fortissima e noi avevamo una squadra normalecon Cambiasso, Milito e l’allenatore era Stramaccioni. In partita conta chi ha più carattere e chi non ha paura".
A lei è mai venuta paura in campo?"È il mio lavoro, io se sbaglio provo a recuperare il prima possibile per riprovare a fare bene. Non mi nascondo mai dietro a nulla. Se non riuscissi a fare questo cambierei lavoro".
Riesce a trasferire questa sicurezza ai compagni?"Ogni tanto, ma dipende anche dal carattere dell’altro calciatore perché ho visto tante volte a Milano che appena sbagli la gente fischia e magari un giocatore più debole andava subito giù e non riusciva più a fare un passaggio rischioso. Tante volte ho messo la faccia per proteggere i compagni. Io e la mia squadra siamo una cosa sola io corro per loro e loro corrono per me".
(Fonte: Gianluca Lengua, il Messaggero 31/07/16)
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