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Nello stadio che è stato a lungo casa sua, e che ieri sera ritrovava da avversario, Juan Jesus non si è fatto mancare nulla: una prestazione top, impreziosita dal gol del pareggio, ma anche un caso di razzismo (vero o presunto, vicenda ancora da chiarire) che lo ha coinvolto. Così scrive il Corriere dello Sport: "Juan Jesus mette la serratura allo scudetto del Napoli. Se lo gode fino a quando lo ammirerà cucito sulla propria maglia. Vivrà le prossime nove partite come l'ultima, con la fierezza di essere i Campioni in carica e la voglia di ricordarlo a tutti, anche nei momenti di maggior difficoltà. Il difensore del Napoli decide la sfida di San Siro con la rete del pareggio, il classico gol dell'ex, di testa, da calcio d'angolo, a coronamento di una prova già maiuscola anche senza la rete del pari".
"Nel finale, a margine del gol, Juan Jesus ha discusso a lungo con l'arbitro La Penna per una frase di Acerbi che il difensore del Napoli non ha gradito. Le telecamere lo inquadrano, dal labiale accusa il centrale dell'Inter per aver ricevuto da lui un insulto razzista («mi ha detto negro»). [...] Una prova perfetta di Juan Jesus in uno stadio che conosce bene. Il centrale di Calzona ha vestito la maglia dell'Inter dal 2012 al 2016, è tornato al Meazza e, prima del gol, ha impedito all'Inter di avvicinarsi a Meret. Almeno tre interventi decisivi. Due su Thuram e Lautaro nel primo tempo, uno provvidenziale su Barella a evitare il due a zero, quindi nel finale anche su Frattesi a ribadire con forza la voglia di tornare a casa con almeno un punto.
Juan Jesus si gode una notte da protagonista e mette da parte il ricordo cupo delle ore successive al pareggio di Luvumbo. Dopo Cagliari-Napoli ne ha lette e sentite troppe, fu costretto a limitare i commenti social, ha pagato colpe non sue in una stagione che difficilmente dimenticherà. Da svincolato a sostituto di Kim fino a diventare il titolare della squadra che ha appena vinto lo scudetto. Quasi sempre in campo e ogni volta dando il massimo".
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