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Saranno due argentini, coetanei e dal talento purissimo, i protagonisti assoluti di Juventus-Inter. Da una parte Dybala, dall’altra Icardi, simboli dei due club. Saranno loro le star del derby d’Italia, per la felicità del commissario tecnico albiceleste. Gerardo Martino. Tuttosport lo mette a paragone con il ct azzurro Antonio Conte, decisamente più sfortunato di lui: da una parte, crescono i Dybala e gli Icardi dietro a Higuain, Tevez e Aguero; dall’altra parte, si batte la fiacca con Eder e Zaza.
Il quotidiano torinese ha cercato di capire come mai esista questa differenza nella coltivazione di campioncini tra Argentina e Italia. Lo ha fatto in compagnia di Giorgio Perinetti e Gianni Di Marzio, riportando poi le parole di Alexander Frei, ex bomber della nazionale svizzera e ora allenatore.
PERINETTI (ds Venezia, ex Palermo ai tempi di Dybala) - "Da sempre l’Argentina è una terra fornitrice di talenti. Lì sanno far crescere i ragazzini e poi, al momento giusto, spesso si affidano all’Italia dove si ambientano bene. Dalle nostre parti, al contrario, non si lavora più a livello giovanile. Sul piano tecnico si fatica a migliorare e viene privilegiata solamente la tattica. Senza contare il fatto che i talenti vengono utilizzati sempre meno. Nelle scuole calcio manca l’intensità, la continuità nello sforzo e si riduce al minimo l’insegnamento della tecnica individuale. Guardate il Belgio, dove hanno appena stilato un programma quinquennale per la formazione giovanile. Noi, invece, abbiamo smesso di credere nei giocatori italiani, tanto che il 75% dei calciatori in Serie A è straniero. Il serbatoio si sta esaurendo, mentre in Argentina (come in Uruguay) il calcio è sempre molto prolifico: si sfornano talenti a getto continuo. Paulo è l’esempio di un talento lasciato libero di crescere naturalmente, mentre in Italia contano solo tattica e collettivo".
DI MARZIO - "Intanto i giocatori argentini hanno più fame. E poi lì si gioca ancora in mezzo alla strada, come quando in Italia il talento veniva coltivato negli oratori di una volta. Si punta molto al miglioramento della tecnica individuale, del tutto trascurata in Italia dove proliferano le scuole calcio, ma ai bimbi che si avvicinano a questa disciplina viene insegnata soltanto la tattica. E poi c’è un altro elemento chiave: i genitori martellanti, che bloccano la fantasia dei loro figli. In Argentina, ma anche nelle favelas brasiliane, si gioca quasi solo nei campetti: basta farsi un giro a Buenos Aires e dintorni per capire come crescono bene ragazzini che, una volta formati, vengono ceduti per agevolare la loro realizzazione come calciatori finiti. I bambini che si accostano al calcio, in Argentina, si dimostrano più creativi, più talentuosi".
FREI - "Fin dall’Under 18, passando per l’Under 21, l’Italia presenta molti problemi e pochi talenti. E questa situazione può diventare preoccupante nei prossimi 2-3 anni".
(Tuttosport)
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