Il Corriere della Sera ha parlato del caso Suarez e di una promessa fatta dal legale della Juve alll’Università di Perugia "per far sostenere l’esame a tutti i giocatori stranieri che avevano bisogno della certificazione per ottenere la cittadinanza italiana". Lo stesso giornale, attraverso la penna di Massimiliano Nerozzi, parla anche della versione bianconera: "Non abbiamo organizzato noi l’esame di Luis Suarez e tantomeno il suo viaggio a Perugia, è la ricostruzione che filtra da casa Juve. Perché, si ragiona in società, un conto è chiedere informazioni a un ateneo — come il club ha fatto — un altro pianificare tutti i dettagli, dal corso on line all’esame, passando per il volo da Barcellona", si legge nel suo articolo.
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Nerozzi: “Suarez? La Juve ha chiesto solo informazioni all’Ateneo. Nessun rischio”
Il giornalista spiega la versione dei bianconeri rispetto a quello che è accaduto con l'esame di cittadinanza dell'uruguaiano
Il club bianconero aveva iniziato a lavorare sull'attaccante ma c'era l'ostacolo B1 da superare. Il test per il conseguimento della cittadinanza italiana del giocatore visto che gli slot per gli extracomunitari erano già entrambi occupati. "I bianconeri si informano, arrivando all’ultima carta bollata che manca, l’esame di italiano, con timbro B1. Siamo a fine agosto, e la trattativa è già annodata. Mentre un legale — su mandato del club, si suppone — chiede informazioni all’università di Perugia, una delle tre sedi in Italia che garantisce date prima dell’ambasciata italiana a Madrid e del consolato di Barcellona. Bisogna fare in fretta", ricostruisce il giornalista.
Ma i giorni passano e il 15 settembre la Juve si defila perché arrivano segnali negativi sulla pratica che dovrebbe consentire all'uruguaiano di avere la cittadinanza. Secondo lo stesso articolo già una settimana prima il club aveva fatto sapere che non c'erano i tempi tecnici per chiudere l'operazione Suarez. Da quanto emerge dall'indagine penale la giustizia sportiva aprirà un'inchiesta. "Ma la società bianconera pare piuttosto tranquilla: nessun rischio di responsabilità", conclude Nerozzi.
(Fonte: Corriere della Sera)
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