Juventus-Inter è anche, la sfida tra due dei dirigenti più amati dalle rispettive tifoserie: Javier Zanetti e Pavel Nedved. Le furie in giacca e cravatta possono diventare zen: l’anno scorso a Nyon lo scapigliato vicepresidente biondo ha abbracciato il pettinatissimo alter ego castano senza fare mezza piega. E pazienza se Javier Zanetti, ambasciatore della finale di San Siro e numero due di casa Inter, aveva un ghigno sospetto con l’infausto bussolotto in mano. Aveva appena sorteggiato il Bayern come avversario della arcinemica Juve negli ottavi di Champions. Una volta bastava meno per far imbufalire Pavel Nedved, invece sta volta solo sorrisi. Le due società hanno ormai prospettive internazionali e il loro ruolo è decisivo per proiettare l’immagine del club nel mondo. L’abbraccio si replica domani perché la dirigenza dell’Inter, a partire da Steven Zhang, sarà presente in massa allo Stadium: un evento non così frequente dai tempi del fallo Ronaldo-Iuliano. Il ceco è sbarcato in ritardo di un anno rispetto all’argentino: nel ‘96 alla Lazio, poi la love story con la Juventus. Era in campo, ma non vestito di bianconero, in uno di quegli eventi rari come una cometa: nella finale di Coppa Uefa 1997 Zanetti segnò uno dei 12 gol del suo ventennio nerazzurro 1995-2014. Pavel avrà più piacere a ricordare il 2 marzo 2003: nel 3-0 bianconero al Delle Alpi, prima fece segno alla panchina di voler uscire per una botta, poi restò in campo e beffò Toldo da venti metri, un classico della casa. Solo uno dei 4 gol del ceco davanti a Zanetti (due in maglia biancoceleste). Ed è cosa nota anche lo sliding doors dell’estate 2009: Mourinho voleva il bianconero nella stagione che lo avrebbe portato al Triplete, Raiola tesseva la tela, ma Nedved declinò gentilmente e decise di smettere. Sì, lo scapigliato e il pettinato, il biondo e il castano, avrebbero potuto girare ad alta frequenza nello stesso motore.
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(Gazzetta dello Sport)
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