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Il Mondiale vinto ha cambiato la testa e il cuore dei due?
—«Se si vince un Mondiale in estate, come quello nostro, hai tanto tempo per godertela, mentre per loro si è svolto tutto rapidamente: hanno alzato la Coppa e poi erano subito con i club. Questo ha permesso di non staccare la spina, giocare, concentrarsi ancora di più. Per il resto, un trionfo così ti cambia la carriera, forse la vita».
Con chi dei due ha un rapporto più stretto?
—«Conosco un po’ di più Di Maria. Io Angel lo vedo come un bel trattore, o come quelle vecchie auto che non ti lasciano mai a piedi. Ma anche il recupero di Lautaro mi ha lasciato senza parole».
In che senso “recupero”?
—«Recupero dopo un Mondiale in cui non è stato certo protagonista: in Qatar gli è capitato il classico mese in cui la palla non entra, ma non era facile restare lucido e ripartire con la testa. Invece all’Inter non ha momenti di pausa. È proprio affamato di gol, ha bisogno di segnare come i centravanti veri dei miei tempi».
C’entra pure la fascia che gli ha dato il club?
—«Ha le caratteristiche che servono a un capitano: non si butta giù, sa reagire, sa dare l’esempio. La fascia sta bene al suo braccio».
Si trova meglio con Thuram che con i compagni di prima?
—«Può darsi, ma Lautaro vede sempre e solo la porta: ce l’ha stampata in testa. Indipendentemente dal compagno, ha una fiducia tale che gli fa vedere la porta più grande di quanto sia davvero. In più, difende e questo non lo fanno tutti».
Un altro argentino, Higuain, assieme a Immobile, ha il record di gol segnati in A: 36. Questo Toro li prenderà?
—«Se continua così... Sono obiettivi che aiutano. Magari dici che non interessano, ma poi con un occhio di nascosto lo guardi. In questo calcio, però, devi imparare a gestire le energie: solo così sei sempre “caldo”».
Caldo diventerà il suo rinnovo: dovrebbe restare a Milano?
—«Quando sei in un posto che ti piace, in un club che ti piace, con gente che ti piace, dovresti sempre restare. Mi pare che Lautaro stia così a Milano, dove tutti lo adorano - tranne i milanisti – e allora perché cambiare? Lui è un top, non è scontato avere lo stesso rendimento altrove. Poi è giovane: quando supererà i 30 potrà magari potrà pensare ad altre esperienze...».
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