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Dove le chiavi di Inzaghi per arrivare a quella Coppa?
“È una partita in cui serve identità, appartenenza, coraggio: per questo dico gli italiani, l’asse Barella-Bastoni. Non è un caso che il vostro calcio sia arrivato così in alto nelle coppe europee dopo l’esclusione del Mondiale: è stata una reazione di orgoglio”.
Ma qual è il punto debole del City di Guardiola?
“Ogni squadra li ha, pensate anche al vecchio Barcellona di Pep che col tempo è stato disinnescato soprattutto sulle fasce. Io penso che Inzaghi li troverà: arriveranno occasioni, bisognerà sfruttarle”.
Come è possibile che una squadra che perde 12 partite in A poi sia così forte in Champions?
“Possono spiegarlo solo quelli che stanno dentro. Magari è solo concentrazione: in campionato si è capito presto che aria tirava, ma in Champions hanno trovato fiducia partita dopo partita fino alla finale. E adesso batte il cuore: pensate cosa possa provare Calhanoglu nel giocare una finale in casa…".
Da attaccante biondo a un altro: per lei Haaland è il miglior al mondo adesso?
“È un 9 favoloso, butta giù anche i pullman: inutile che l’Inter lo metta davanti alla porta, meglio andare avanti con coraggio, rischiando e proponendo un calcio offensivo. E poi questo Lautaro, maturato così tanto, non è da meno: ormai è al livello dei grandi”.
Ecco, chi dovrebbe partire con Lautaro?
“Ci si concentra troppo su quale centravanti debba iniziare, ma forse è più importante chi finirà: bisogna ragionare sui 90’. Magari, per quanto visto in Coppa, può iniziare Dzeko, ma dal 60’ Lukaku diventa devastante. Magari l’occasione decisiva la sfrutta lui”.
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