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Jürgen Klinsmann, ex giocatore dell'Inter, ha raccontato ai microfoni di Inter Tv alcuni aneddoti e ricordi del suo periodo in nerazzurro. A partire dalla chiamata: "Per me è stata come un sogno. Giocando in una società come lo Stoccarda, non era al livello dell'Inter, come immagine, come società. Per me è stata una sensazione bellissima. E' stata per me una scuola importantissima per tutta la vita, dovevo imparare a prendere le persone come sono. Gli italiani chiaramente sono diversi dai tedeschi. Questa scuola che ho fatto per tre anni è rimasta all'interno di me. Dopo ero capace di andare in qualsiasi posto del mondo, adattarmi a qualsiasi mentalità. Ho fatto questo primo passo importantissimo, una specie di università della vita qui a Milano. Tutti i passaggi erano importantissimi per capire la vita. Ogni trasferta che ho potuto fare con l'Inter è stata una trasferta di scuola per conoscere le città italiane, altre persone, un altro tipo di vivere. E' stato molto più importante quello che succedeva fuori dal campo, anche se era il campo a pagarci lo stipendio".
Le cene con Pellegrini: "All'inizio non capivo cosa volesse dire essere invitato dal proprio presidente. Quando ha fatto le prime cene non potevo più chiudere la porta. Sono rimasto senza parole, lo stile che aveva, come parlava con i suoi giocatori, la sua personalità. Le discussioni tra i dirigenti e i giocatori erano momenti molto speciali. A casa sua si parlava della situazione, a volte era anche un invito non piacevole nel senso che ti invitava come squadra perché le cose andavano male e ti metteva in riga. E' stato bello. Mi ha fatto capire cosa volesse dire rappresentare una società come l'Inter. Era come se fosse il presidente di un paese".
(Inter TV)
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