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Kolarov, uno specialista per l’Inter di Conte. Il serbo per infrangere il tabù punizioni

Andrea Della Sala

L'Inter non segna da calcio piazzato dal 2018 con Cancelo, ora il tecnico avrà nella rosa un'arma in più per andare a segno

Assicurandosi Kolarov, l'Inter ha preso un giocatore esperto e duttile (può giocare da terzo centrale, ma anche in fascia), ma anche uno specialista dei calci piazzati.

"Negli ultimi tre anni, cioè da quando il serbo è tornato in Italia, la classifica dei marcatori su punizione diretta in Europa ha un dominatore prevedibile, Leo Messi (17). Ma il secondo in classifica è lui: 7 centri, più di chiunque altro in A, tutti con la Roma, 12 se si amplia l’orizzonte agli anni al City. I tifosi nerazzurri, in questo fondamentale, sono in crisi di astinenza. L’ultima punizione vincente è dell’aprile 2018, firmata da Cancelo (in realtà un cross finito in porta). Per una rete davvero voluta bisogna tornare all’ottobre 2017 (Brozovic contro il Benevento). L’anno scorso si sono aggiunti due specialisti, Sensi ed Eriksen. Nessuno dei due ha rotto la maledizione, andandoci solo vicino, con due traverse. Nei suoi anni romani Aleksandar ha segnato da lontano e dalla lunetta, ha calciato sotto i piedi dei difensori e il suoi tiri sono stati misurati fino a 120 km all’ora. La specialità della casa resta però la punizione sopra la barriera", racconta La Gazzetta dello Sport

"All’Inter c’è da raccogliere un’eredità vacante. Negli ultimi 15 anni in vetta alla classifica degli specialisti sono in due: Wesley Sneijder, 5 reti in 3 stagioni e mezza, e Sinisa Mihajlovic, stesso bottino ma in due anni secchi. Kolarov cresce come tifoso della Stella Rossa, e l’attuale tecnico del Bologna non può che essere nel suo gotha di idoli. In più lo ha avuto come c.t. e Sinisa sa riconoscere chi ha il piede giusto da aiutare con qualche segreto personale. Ma dalla “foglia morta” di Corso fino alle bombe di Adriano, passando per le traiettorie impossibili di Recoba, i tifosi interisti in passato ne hanno viste parecchie. Gli ultimi anni sono stati poveri, lo “specialista” può cambiare i discorsi. Esperto, low cost, di personalità e potenzialmente multiruolo: tutte doti che hanno convinto club e allenatore. Per conquistare i tifosi, può bastare una parabola giusta", aggiunge il quotidiano.