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Forse non ha ancora capito bene dove si trova, ma sa benissimo chi è: «Sono Mateo Kovacic e lo sono da parecchio tempo. La 10 all’Inter è un pezzo storico? Molto bene,ma il numero sulla maglia conta poco. Dentro adesso ci sono io. Imparerò prima l’italiano o a prendere in mano la squadra...? La vostra lingua è bellissima,ci impiegherò poco». Sembra che abbia già detto molto più di quanto gli sia stato chiesto. Per il resto farà bene a impararla in fretta, nel giorno della sua presentazione ufficiale la traduttrice ha parlato di Kakà e i muri ad Appiano hanno vibrato forte: «No - ha precisato il giovane croato di Linz-. Adoro parlare di me stesso ed essere me stesso. Ho solo detto checredo di essere molto simile a Kakà, ma preferisco essere me stesso.Non voglio fare il verso a nessuno, anche se devo ammettere che Robert Prosinecki è stato il mio calciatore preferito». Chi gli è stato vicino in questi primi dieci giorni dice che vede l’obiettivo e lo punta dritto. Dopo la sconfitta di Siena è tornato a Zagabria per ritirare le sue cose e ha dovuto rispondere ai tifosi sulla sua partenza: «Ragazzi - ha spiegato ai fan -,la Dinamo è in difficoltà economiche,non ho avuto esitazioni». Diciotto anni ma li ha sistemati tutti.
Si tratta di saper comunicare. Quando Giuseppe Bozzo, l’agente che ha contribuito fattivamente all’ingresso di Kovacic in Italia, ha spiegato come si è svolta la trattativa, ha esaltato le doti di Marco Branca e Piero Ausilio. Sembra impossibile trovare qualcuno che parli bene dei due uomini mercato dell’Inter, e non è tutto, proprio Mateo, forse involontariamente, sgretola un altro luogo comune: «Non potete immaginare quanto sia difficile arrivare ad avvicinarsi al presidente dell’Inter - ha detto alla televisione croata -. Bisogna prima superare una fila di sicurezza, poi un’altra e poi un’altra ancora...». Poi si tratta anche di saper agire: «Mi piace la tattica -, ha detto -. A Zagabria ho giocato sia in una posizione arretrata sia in una più avanzata a centrocampo. Penso di poter giocare in entrambe, penso di essere molto bravo in tutte e due, anche se come giocatore centrale posso dare molto ed essere d’impulso al gioco, ispirarlo».
Per ora ci pensano Stankovic, Handanovic e Kuzmanovic ad aiutarlo nella lingua anche se lui conosce benissimo il tedesco e l’inglese: «Sono molto fortunato ad avere in squadra giocatori che parlano la mia lingua, Zdravko - ha detto parlando di Kuzmanovic -, prima di entrare in campo a Siena mi ha tradotto le indicazioni di Stramaccioni... Poi peròa bbiamo giocato male ugualmente. Può succedere. Ma sono pronto, recupereremo subito questi tre punti». Per ora è alloggiato in un hotel vicino allo stadio,nello spogliatoio è fra Antonio Cassano e Samir Handanovic, e quando Mateo ha parlato di Nora, una ragazza croata affetta da leucemia, Javier Zanetti non ha neppure avuto bisogno di mostrargli l’altra faccia della squadra: «Non è stato difficile convincerli ad aiutarla, Cambiasso e Ranocchia i primi a farsi avanti».Domenica gioca dal primo minuto.
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