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L’Inter ricorda Lucio Dalla: “Caro amico ti scrivo suona ancora più forte”

Daniele Mari

Lo sport era finito spesso dentro le sue canzoni, come tutte le emozioni accarezzate, scritte e regalate alla musica in mezzo secolo di carriera, non solo da cantautore. Dentro “Milano” o “Baggio Baggio’,...

Lo sport era finito spesso dentro le sue canzoni, come tutte le emozioni accarezzate, scritte e regalate alla musica in mezzo secolo di carriera, non solo da cantautore. Dentro "Milano" o "Baggio Baggio', "Nuvolari' o "Ayrton" lo sport aveva trovato in Lucio Dalla un grande interprete, bolognese di "Piazza Grande" del "4/3/1943", tifoso da stadio per la squadra della sua città, grande appassionato di basket (sponda Virtus) ammirato dal basso di una statura che, sul palco, ugualmente dominava la scena, con la voce spesso arrotolata in mille fraseggi, il cappellino di lana dietro il pianoforte e il clarinetto o il sax, la voglia di rinnovare sempre, partendo da quel "Banana Republic" con Francesco De Gregori e gli Stadio che ha tracciato il confine, del primo e del dopo, nei concerti in Italia.

All'alba dei 69 anni, la luce di Dalla si è spenta a Montreaux, in Svizzera, una capitale della musica europea che ieri sera ha ospitato un suo concerto. "Caro amico ti scrivo... " ora suona ancora più forte, anche per i giovani che non l'hanno mai scelta in un jukebox, perché piace ricordarlo proprio così, con quelle canzoni che hanno accompagnato la vita nostra e sua ("Caruso", "Attenti al lupo", "Futura"), un folletto della musica che una volta, lontano da questo finale, s'immaginava così: "Se io fossi un angelo non starei nelle processioni, nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro, al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei amandolo a modo mio, gli parlerei a modo mio'.