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L’Unità : “L’Inter ai Lumbà rd. Cedendola si mette a repentaglio…”

Sul blog del quotidiano L’Unità, il giornalista Salvatore Maria Righi, parla della possibile cessione dell’Inter agli indonesiani e del perchè secondo lui questa non sarebbe una scelta molto saggia: “L’Inter ai lumbàrd,...

Alessandro De Felice

Sul blog del quotidiano L'Unità, il giornalista Salvatore Maria Righi, parla della possibile cessione dell'Inter agli indonesiani e del perchè secondo lui questa non sarebbe una scelta molto saggia: "L’Inter ai lumbàrd, l’Inter lumbàrd. Se è vero che anche il calcio è la prosecuzione della politica con altri mezzi, l’occasione non poteva essere migliore. Moratti vuole vendere la «Fc Internazionale» ad un paperone dell’oriente, ma non immagina – il buon presidente – che così facendo mette a repentaglio il genoma lombardo dei nerazzurri. Che ne sarà del Dna padano della Beneamata, come amava chiamarla “Giuanin” Brera, quando la creatura che fu di Corso, di Facchetti e di tutte le altre leggende sarà nelle mani dell’indonesiano Erick Thohir, magnate che compra e vende aziende e club professionistici come i comuni mortali farebbero col Monopoli? È un bel problema, accidenti alla globalizzazione che manda a ramengo le cose “de noantri”, o “de noatri”, come direbbero rispettivamente a Testaccio o a Venezia. Meno male che ci sono i leghisti. Meno male che ci sono le camicie verdi, a preoccuparsi e a vigilare su tutto, compresa la purezza etnica delle squadre lombarde. Sì, proprio loro, quelli che la Kyenge è un orango e che il suo ministero è un modo come un altro di buttare via soldi: loro sì, che difendono i valori padani dall’assalto di quel manipolo di scriteriati, qualche miliardo di persone o giù di lì, che insistono a impegnarsi per un modo globale. L’Inter no, l’Inter è come il panettone e la Madonnina, e pazienza se nell’Inter ormai trovare un giocatore italiano e come dare la caccia ai tartufi. E soprattutto se l’Inter, come il Milan, come tutti i club, fa soldi a palate vendendo magliette e gadget a tifosi sparsi in tutto il globo. Il marketing, i danè sono sempre danè, come no. Il concetto di globalizzazione leghista, però, si ferma qui: quindi niente indonesiano. «Moratti non lasci l’Inter, con la sua presidenza preserva l’identità milanese e lombarda della squadra». Non è di Calderoli, però, l’ultima della Lega. Le ultime parole, scandite sul confine tra una Fatwa etnica e una bordata elettorale da sagra di provincia, sono dell’assessore regionale allo Sport della Lombardia.Si chiama Antonio Rossi, è un lumbàrd di Lecco, quindi certificato e garantito, e lo conoscono tutti, ma proprio tutti, comprese le casalinghe di Voghera che anzi con quella faccia da bravo ragazzo e i modi garbati, ce lo vedevano proprio bene per le rispettive figlie. È uno che in canoa ha vinto tutto: 15 medaglie tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei. Uno dei nostri azzurri migliori, nel recente passato, sarà anche per questo che Maroni lo ha imbarcato nella sua giunta, dopo aver fatto per una vita il simbolo dell’Italia e dello sport. Da messaggio globale vivente, tra il tricolore portato a Pechino 2008 e l’incontro con Giovanni Paolo al giubileo del 2000, a paladino del genoma calcistico lumbàrd: passi da gigante di uno che ha vissuto a lungo lo spirito senza frontiere del villaggio olimpico. «L’Inter è un simbolo assoluto della Milano e della Lombardia calcistica nel mondo, nello sport non ci sono solo i valori economici degli sceicchi arabi e dei magnati dell’est, ci sono anche quelli del cuore e della nostra tradizione» insiste Rossi che quando vinceva le medaglie vestito di azzurro e con l’inno di Mameli, evidentemente, invece che all’Italia pensava ai celti che hanno fondato la sua città".