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La fuga ‘dei tacchetti’: i campioni (quasi tutti) non scelgono l’Italia…

Dopo la fuga dei cervelli, c’è la fuga ‘dei tacchetti’. Negli ultimi anni il calcio italiano sembra aver perso il suo appeal. In molti hanno lasciato l’Italia: Ibra, Balotelli, Kakà e poi Sanchez e Pastore. Gli altri club europei hanno...

Eva A. Provenzano

Dopo la fuga dei cervelli, c’è la fuga ‘dei tacchetti’. Negli ultimi anni il calcio italiano sembra aver perso il suo appeal. In molti hanno lasciato l’Italia: Ibra, Balotelli, Kakà e poi Sanchez e Pastore. Gli altri club europei hanno investito tanto: il Real ha comprato Contrao per 30 milioni dal Benfica, Aguero è passato dall’Atletico Madrid al City di Mancini per quasi 43mln, il Liverpool ha acquistato Suarez per 26 mln e mezzo, Neymar dovrebbe passare dal Santos al Real per 42 mln.

Le altre d’Europa sembrano avere un potere economico superiore a quello mostrato finora dai club italiani. Tanti giocatori nostrani sono emigrati all’estero: Toni, Barzagli, Zaccardo, Aquilani e Giuseppe Rossi. Eppure in Italia giocano e hanno giocato calciatori del livello di Trezeguet, Batistuta, Veron, Simeone, Ronaldo, Thuram, lo stesso Stankovic o Crespo.

Ora, a dominare la scena del calcio mercato, sono arrivati i magnati: i cosiddetti ‘petrodollari’ irrompono sulla scena. A Gattuso sono stati offerti dieci milioni all’anno, lo stesso a Zarate, venti ad Eto’o. Lo Zenit della Gazprom è guidata da un italiano (anche Abramovich ha affidato il suo Chelsea ad Ancelotti, poi ha pagato i quindici milioni che servivano per sbloccare Villas Boas), il Manchester United che vorrebbe Sneijder è degli arabi, anche il proprietario del Manchester City è uno sceicco. Soldi, tantissimi, che arrivano dai paesi stranieri e che spostano gli equilibri del calcio italiano europeo. E a volte (quando non sanno dire di no) anche i calciatori.