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La Gazzetta si dà  alle scommesse. Parte Gazzabet e i giornalisti s’infuriano

L’idea è di uno statunitense, Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs. Ma la questione «Gazzabet» è tutta italiana: il principale quotidiano sportivo del Paese, la Gazzetta dello Sport, «vende» il proprio marchio per...

Lorenzo Roca

L’idea è di uno statunitense, Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs. Ma la questione «Gazzabet» è tutta italiana: il principale quotidiano sportivo del Paese, la Gazzetta dello Sport, «vende» il proprio marchio per travestirsi da agenzia di scommesse. Gli ultimi dettagli sono stati sistemati, adesso si attende solamente l’annuncio ufficiale, con la partenza del progetto prevista in concomitanza con l’inizio dei Mondiali.Un modo per contenere le perdite del gruppo ed evitare nuovi tagli. La stessa strada l’ha intrapresa il quotidiano sportivo spagnolo «Marca», anch’esso di proprietà di Rcs. Per «Gazzabet», mancherebbe solo la firma di Rcs - attesa a giorni - con la Playtech, che offre software per siti di casino, poker e, appunto, scommesse sportive. Da giugno, dunque, se vi va di puntare due euro sul Nordsjaelland vincente, lo potete fare in totale libertà. Ma ai giornalisti della Gazzetta l’idea di diventare uno spazio per allibratori piace poco. Lo hanno fatto capire con lo sciopero delle firme realizzato per due giorni a gennaio, e hanno parlato di «un’operazione che solleva molti interrogativi sul piano etico, giuridico e deontologico e che rischia di compromettere la storia e il prestigio del giornale e la credibilità e l’autorevolezza dei suoi giornalisti». Spostando poi l’attenzione su un conflitto di interessi che tocca da molto vicino il sistema calcio. Tra gli azionisti del gruppo Rcs ci sono gli Agnelli, i Della Valle, UrbanoCairo, Massimo Moratti e Silvio Berlusconi. Cioè Juventus, Fiorentina, Torino, Inter e Milan. Detta in parole povere, i proprietari di alcune delle squadre più importanti di serie A lo diventano pure di un’agenzia di scommesse sportive.