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«Trovo strano che Sala non si sia accorto che per un atto di pura cortesia istituzionale non ho mai nominato il sindaco, ma sempre la giunta, dando quindi la colpa non a lui ma all’eterogeneità di chi lo appoggia e che gli rende impossibile prendere decisioni. È un complimento implicito non dovuto. Se fosse stato attento avrebbe dovuto ringraziarmi».
Lei ha parlato di figuraccia. Difficile pensare a un complimento.
«Non volevo certo fare complimenti ma ripeto che Sala volutamente non l’ho citato. La sua colpa semmai è di aver accettato di fare il sindaco con questa maggioranza: con gli ambientalisti e similari che tirano da una parte e gli altri che tirano dall’altra. In questo caso, l’unica strategia è tirare la palla fuori dal campo e dare la colpa al bieco uomo di destra che invece con lui è sempre stato corretto».
Più che bieco, sostiene che lei sia un cattivo maestro.
«Detto da uno che sa benissimo che nell’album di famiglia i “cattivi maestri” sono quelli che, proprio a sinistra, hanno predicato e insegnato il terrorismo, mi sembra un clamoroso autogol».
Entriamo nel merito. Di chi è la colpa di avere perso la finale della Champions League? Del Comune o delle squadre che ancora non hanno deciso dove andare e cosa fare?
«Credo, da eletto a Milano, di avere il diritto di poter dire che al Comune sarebbe bastato chiarire subito a Milan e Inter che San Siro non andava abbattuto in nessun caso. Esattamente come, insieme a me, la pensa la maggioranza dei milanesi. Nel mondo quando si parla di Milano, si pensa al Duomo, alla Scala e a San Siro. Tutto il resto viene dopo. Ecco perché mi sono permesso di interloquire già nel 2019.
E cosa ha pensato?
«Il piano dettagliato di club e Comune che ho studiato a fondo prevedeva la costruzione di un nuovo impianto nell’area dello stadio e l’abbattimento di San Siro. Alla voce demolizione, il costo era di 50 milioni di euro a carico delle società. Oggi probabilmente sarebbero 60 o 70 a causa degli aumenti delle lavorazioni».
Quindi?
«Quindi se non demolisci San Siro, risparmi una cifra che va dai 50 ai 70 milioni di euro, a cui puoi aggiungere gli utili di uno stadio che restando in piedi puoi tranquillamente affittare sia per i concerti sia per altri eventi. Con questi risparmi puoi garantire la manutenzione ordinaria dell’impianto per almeno 10, 15 anni. Inoltre, l’utilizzo di San Siro avrebbe consentito alle squadre che ne restavano concessionarie di avere due impianti senza spendere un euro. Anzi guadagnandoci. Last but not least: la mancata demolizione avrebbe eliminato danni all’ambiente. Sa quante polveri sottili si sarebbero disperse nell’aria e quanti camion si sarebbero dovuti utilizzare per portare via tonnellate di macerie?».
Le squadre, dice Sala, hanno bocciato il suo progetto. Avrebbero dovuto rinunciare a delle volumetrie.
«Non è vero che hanno detto no. Erano anche disponibili a discutere la riduzione delle volumetrie, per esempio rinunciando alla torre degli uffici. In ogni caso, toccava al Comune dire: San Siro non si tocca. Prendere o lasciare».
Perché allora non si è andati avanti?
«Perché le squadre avevano la speranza che il loro progetto originario andasse in porto, con la demolizione di San Siro. Ripeto: se il Comune avesse detto fin dall’inizio che San Siro non si abbatteva, il progetto “due stadi” sarebbe andato avanti e le squadre avrebbero accettato. Invece, il Comune, stretto da una giunta divisa tra chi voleva la demolizione e chi no, ha trascinato tutto all’inverosimile con il risultato che — per usare le parole di Barbara Berlusconi — “come nel Gioco dell’oca si è tornati al punto di partenza”: cioè al 2019. Che colpa ne ha La Russa? Se il Comune avesse scelto di decidere e non di menare il can per l’aia ora avremmo un nuovo stadio vicino al Meazza».
Due stadi attaccati. Che senso ha?
«Vuole la lista? In Inghilterra, a Liverpool, due stadi a distanza di 900 metri. In Spagna due stadi a distanza di 50 metri, in Serbia di 800, in Argentina di 300 metri. Vuole che continui? Perché da noi no?».
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