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Per la storia, dopo la Corea del 1966 ci fu un'autentica rivoluzione: frontiere chiuse, guerra aperta agli stranieri e agli oriundi e cambio di commissario tecnico
—«Io mi trovavo a Vienna e in un bar ho assistito affranto, da tifoso, a quella famosa umiliazione con il gol di quel coreano che secondo una leggenda era un dentista. Poi ricordo che in quella circostanza Fabbri fu costretto alle dimissioni e se non sbaglio ci fu anche il ricorso ad un allenatore di club, Helenio Herrera. Più tardi, dopo un altro Mondiale disastroso in Germania, ci fu il ricorso a un monumento della panchina come Fulvio Bernardini per la ricostruzione del periodo d'oro seguito poi».
Ha sentito le spiegazioni di Gravina?
—«Sì e devo premettere che ho stima del presidente Gravina ma non condivido il passaggio su Mbappé. Non mi pare che l'Austria abbia Mbappé, ho visto la prima parte della partita della Slovacchia e non mi pare che neanche loro avessero Mbappé. Secondo me è ingeneroso sostenere che abbiamo un organico molto debole. Ritengo che fossero frustati, magari qualcuno ha giocato in un ruolo che non sentiva suo, prima a 4 poi a 3 poi a 4 e mezzo. Mi chiedo: ma al posto di Di Lorenzo non poteva essere utilizzato Bellanova? Io giustifico gli errori perché è troppo facile giudicare col senno di poi. Forse c'era di meglio rispetto a Di Lorenzo».
Per concludere, Presidente La Russa, lei cosa farebbe? Non esistono anche responsabilità che vanno oltre la Nazionale e la Federcalcio?
—«Ripeto la mia idea di fondo: c'era il tempo per fare una riflessione meno superficiale senza farsi condizionare da eventuali intrecci politici. Anzi, per quel che mi riguarda la politica è bene che rimanga fuori da questa contesa. Ci sono due strade: confermare tutto come se non fosse accaduto nulla oppure procedere come si fece con la Corea».
(Il Giornale)
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