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La Stampa – Il Patron straniero all’estero funziona. Ecco come Thohir agirà …

Francesco Parrone

La Telecom in porta. Poi, schierata con il 4-3-3, la formazione dei marchi tricolori ceduti all’estero in tempi più o meno recenti potrebbe essere: Star, Galbani, Motta, San Pellegrino; Peroni, Gancia, Perugina; Bulgari, Gucci, Loro Piana. Per...

La Telecom in porta. Poi, schierata con il 4-3-3, la formazione dei marchi tricolori ceduti all’estero in tempi più o meno recenti potrebbe essere: Star, Galbani, Motta, San Pellegrino; Peroni, Gancia, Perugina; Bulgari, Gucci, Loro Piana. Per la panchina l’imbarazzo della scelta, ma tenendo ben in caldo una maglia da titolare per Alitalia. Se l’Italia è in vendita, spesso e volentieri con una esse davanti, non si vede perché il calcio dovrebbe fare eccezione.Ha aperto la strada la Roma, due anni fa, finendo in mani americane, adesso è la volta dell’Inter. Non certo per scelta, nell’uno come nell’altro caso, quanto per necessità. C’era una volta l’impero dei Sensi, che non era nel nostro caso un capolavoro cinematografico bensì la fortuna accumulata dal compianto presidente giallorosso e immolata poco alla volta sull’altare della Maggica. C’era una volta il grande patrimonio di due rami della famiglia Moratti, quelli di Massimo e della sorella Bedi. Milleduecento milioni di euro dopo, che è grosso modo quanto è costata l’Inter in questi 18 anni, c’è per fortuna della società e abilità strategica della famiglia («L’ho visto prima io») un magnate indonesiano disposto sia ad un parziale risarcimento, 250 milioni, sia ad investimenti cui la storica proprietà non era più in grado di far fronte.

Nel resto d’Europa il soccorso straniero ha funzionato. Eccome se ha funzionato. Non in Germania, dove la cessione della maggioranza di una società calcistica è vietata, e che palle questi tedeschi che anche nel calcio guai se non fanno i primi della classe. Ma sì in Inghilterra e in Francia, dove Manchester United e Liverpool sono di proprietà statunitense, Chelsea e Monaco in mani russe, Paris Saint Germain e Manchester City in orbita sceicchi. E a nessuno di questi club si può dire che sia andata o che stia andando male. Anche a Roma dopo qualche inevitabile scossa di assestamento il progetto sta prendendo corpo. Stanno arrivando risultati inattesi sia sul campo dove la squadra ha fatto nientemeno che l’en plein, sia a piazza Affari dove il rialzo del titolo ha toccato addirittura il 170 per cento. Non andrà sempre così, questo lo sanno anche i tifosi più ottimisti: in compenso sarebbe curioso scoprire quanti di loro sanno che la Roma è americana e, soprattutto, quanto gliene importa quando le cose vanno come stanno andando.

Come andranno a Thohir? E attraverso quali strumenti proverà a rilanciare l’Inter? Andando innanzitutto alla ricerca di nuovi mercati, grazie ad una vocazione commerciale più spinta. Potenziando ed espandendo il marchio, in particolare nel Sud-Est asiatico. Attingendo comunque a risorse che l’imprenditoria italiana oggi non si può permettere. Rimettendo mano, probabilmente, al progetto iniziale di collaborazione con Moratti, quando ancora di cessione non si parlava, che aveva al centro la costruzione di un nuovo stadio di proprietà. Qualche novità è lecito attendersela anche in materia di gestione dei diritti televisivi. Ed è possibile, forse inevitabile, che tra una tournée e l’altra in Indonesia e dintorni per esibire il nuovo gioiello di famiglia, ci scappi qualche scelta tecnica almeno vagamente territoriale.

Più Nagatomo e meno Zanetti, per capirci, fin dove sarà possibile e senza farsi troppomale. Sullo sfondo, l’inevitabile malinconia di un esproprio sentimentale, ma così va - anche - il calcio del villaggio globale in cui viviamo. Al punto che un ragionevole slogan potrebbe essere, avanti il prossimo.