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L’Inter che perde i primi punti casalinghi e il secondo posto in classifica, alla fine scopre che forse nell’1-1 contro il Toro non ha granché da rimproverarsi, se non gli errori di mira di capitan Icardi (toccato duro al ginocchio, salterà Russia-Argentina dell’11 novembre). È possibile, insomma, che abbia ragione Spalletti, l’allenatore che l’ha fatta diventare in fretta squadra vera: «Il calcio è così: una volta ti va bene, un’altra magari no». Secondo quanto scrive La Stampa a questa Inter, era sempre andata di lusso, tra meriti propri e manchevolezze altrui. Fino a ieri, quando, pur giocando meglio di altre partite vinte, si è trovata per la prima volta in svantaggio a S. Siro dal 14’ al 34’ della ripresa. Prima, in mezzo e dopo i gol di Iago Falque ed Eder ha tirato in porta 9 volte trovando Sirigu pronto, ha sprecato occasioni e altre se l’è viste deviare dai granata, ha colpito una traversa all’88’. Insomma, ci ha sempre provato. Se ha fallito la sesta vittoria interna di fila può prendersela soprattutto con il Toro, mai così ben messo, concentrato e aggressivo.
Mihajlovic, avanti col 4-3-3 - «Siamo stati quasi perfetti - conferma Mihajlovic -. Ho rivisto lo spirito che ci era mancato spesso. È un pari che vale una vittoria». È la conferma di una
metamorfosi avviata dal 2-1 con il Cagliari. La trasformazione in una settimana ha dello stupefacente, ma le motivazioni sono evidenti. Il tecnico insiste «sui principi morali, sulla svolta dopo Firenze, quando sono tornato ad arrabbiarmi». C’entra anche questo, perché l’intensità con cui Rincon, Baselli e Obi hanno portato da subito il pressing che ha annebbiato l’Inter e il rigore dell’intera squadra sono stati esemplari. La svolta, però, l’hanno favorita l’infermeria svuotata (Belotti ma pure Ansaldi, Obi e Acquah), la scoperta di un impeccabile Burdisso e soprattutto il ritorno al 4-3-3 che significa equilibrio, migliore occupazione degli spazi e briglia sciolta alle qualità offensive di gente come Obi e Baselli. «Almeno per un po’ andremo avanti con i 3 centrocampisti - garantisce Miha -. La squadra aveva perso certezze, cercava protezione. Ma non esiste un modulo che fa vincere più di un altro». Al Toro, però, l’insostenibile 4-2-3-1 ha fatto perdere qualche punto. Si fosse ravveduto, prima, Mihajlovic... «Ho sbagliato anch’io, ma il campionato è lungo. Se giochiamo con questa personalità, possiamo toglierci soddisfazioni».
Nerazzurri imprecisi - Ieri, intanto, ne ha negata una all’ Inter, rovinando la festa ai 71 mila di S. Siro che avrebbero potuto celebrare l’aggancio al Napoli. Sei giorni dopo lo scialbo
2-1 di Verona, i nerazzurri sono stati ancora imprecisi e macchinosi, senza alternative al già visto degli 11 titolarissimi. Ingabbiato Borja Valero al centro, anche la solita messe di cross s’è rivelata improduttiva per gli sgorbi di Icardi. Poi, in svantaggio, Spalletti ci ha provato con Eder e Brozovic e una specie di 3-2-3-2 iper offensivo. Ma con il pari (10° gol negli ultimi 15’) di una squadra che non molla mai, sono arrivati anche i rischi di contropiede mal rifiniti da Niang e Berenguer. «Io vedo comunque un’Inter in crescita, che sa reagire e nelle difficoltà mantiene gli equilibri». Di certo, tutta un’altra cosa rispetto a un anno fa: era al 4º allenatore, con 13 punti in meno.
(Fonte: Roberto Condio, La Stampa 6/11/17)
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