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Dall'edizione odierna de La Stampa l'analisi sul caso Sarri-Mancini di Tim Cup: "Il 26 agosto di nove anni fa un allenatore prese a calci nel sedere un collega. Era il pomeriggio di Parma-Catania e il calcio cominciò a interrogarsi vivamente anche sulle cattive abitudini di chi, fermo in panchina, dovrebbe dare l’esempio più del resto della compagnia: l’allenatore era Silvio Baldini, tecnico del club siciliano, la vittima Mimmo Di Carlo, alla guida dei parmensi ed il giudice sportivo Tosel inaugurò la squalifica a tempo (un mese per l’aggressore). Da quel flash in mondo visione il becerume del pallone è avanzato con una forza d’urto del tutto particolare, si è guadagnato spazi impensati, ha raggiunto la vetta delle istituzioni: inutile ricordare, in momenti recentissimi, le gaffe dell’attuale presidente federale Carlo Tavecchio, del consigliere Claudio Lotito, dell’ex gran capo del mondo dei Dilettanti Felice Belloli.
Pena la prossima stagione - Martedì notte è accaduto qualcosa di inedito: Maurizio Sarri, primo in classifica con il suo Napoli, che insulta con frasi senza logica Roberto Mancini, condottiero di un’Inter a vocazione indonesiana, alla fine del match di Coppa Italia. «Mister, hai fatto bene...», così, all’una di notte, dai balconi dei palazzi affacciati sul San Paolo, i tifosi napoletani pronti a gridare al complotto: Sarri sale in macchina e sgomma verso casa, a due passi dal quartier generale di Castelvolturno. Complotto? Contro chi e perché? La verità racconta di un allenatore che si è sentito dare del «finocchio di m...» per almeno tre volte e solo per la colpa di aver chiesto all’assistente dell’arbitro il motivo di un recupero finale tanto lungo. Sarri va, questo pomeriggio, verso una squalifica di due giornate, da scontare nella prossima edizione della Coppa Italia e Mancini verso la sanzione di un’ammenda per l’atteggiamento troppo aggressivo assunto a bordo campo.
Quando la curva fa buu - Come mai due giornate di stop e non la pena minima di quattro mesi di inibizione come prevede il codice di giustizia sportiva per comportamenti discriminatori? Perché, per il giudice, quelle frasi, ripetute, non rientrerebbero nei confini dell’art. 11, la norma che indica le pesantissime sanzioni per quei tesserati che offendono per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine etnica. Non ci rientrano perché di discriminazione non si può parlare in quanto Mancini è, notoriamente, eterosessuale, quindi le parole di Sarri vanno catalogate come offese, seppur pesanti. Per uscire dal caso specifico, un esempio, alla base della riflessione, può essere il seguente: una curva viene chiusa dal giudice sportivo se i buu razzisti vengono fatti all’indirizzo di un giocatore nero, altrimenti non accade nulla.
«Ho amici omosessuali» -Napoli urla al complotto, De Laurentiis, patron azzurro, minimizza (non multerà l’allenatore) e Mancini chiarisce: «Non ha offeso me ma tante persone che soffrono tutti i giorni e vengono prese in giro con certe battute. In Inghilterra uno come Sarri, dopo quel che ha detto, non entrerebbe più in uno stadio». Fuori dal pallone, il segretario nazionale dell’Arcigay Gabriele Piazzoni invita Sarri «a sfilare con noi in piazza, a Napoli, sabato contro l’omofobia. Con le sue parole ha offeso milioni di persone». Il tecnico azzurro, ricevendo il Tapiro d’oro, ribadisce a gran voce: «Mi sono già scusato, non sono contro gli omosessuali. Ho avuto amici gay». Scuse e nuovamente scuse. Intanto nel nostro calcio gli autogol aumentano".
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