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La Stampa – Inter più pratica che bella, non è mai partita così forte

Francesco Parrone

Nerazzurri presuntuosi ma passano anche a Verona e tornano secondi

Il malmesso Verona, che in casa ne aveva già presi tre da Napoli e Lazio e cinque dalla Fiorentina, non pareva in grado di frenare la lanciatissima Inter. Invece, ci ha sperato fino al 95’. Colpa dei presuntuosi nerazzurri, lo stretto e sofferto 2-1 del Bentegodi. Che però serve a riprendere il 2° posto e aggiorna l’albo dei record: mai fatti così tanti punti (29) dopo 11 turni nell’era della vittoria da tre; eguagliata la partenza super (nove successi e due pareggi) dell’Inter del Trap che nel 1988-1989 centrò lo scudetto dopo nove anni di digiuno. Toccare ferro è consentito. Da ieri, però, tornano leciti anche i dubbi sulla resa contro le «piccole». I precedenti: Crotone e Genoa liquidate solo nel finale, le sofferenze di Benevento dopo una partenza confortante.

Pazzini ingresso di rigore - Per la quarta partita di fila, Spalletti è partito con i soliti: da Handanovic a Icardi, una serie immutabile di nomi pronta ormai da mandare a memoria, come una volta. A proposito di tradizione, l’Hellas - secondo quanto scrive La Stampa - non è mai stato un rivale scomodo per l’Inter: quattro ko su 55 sfide in A, l’ultimo nel 1992. E la versione presentata dal fischiatissimo Pecchia non pareva in grado di invertire la rotta, con quel misero gol su azione segnato (al Benevento) nelle prime cinque partite interne e con l’ex Pazzini in panchina per la sesta volta su 11: peccato che i gol fatti nei precedenti 372’ senza di lui fossero... zero. Così, in effetti, è capitato anche nei 59’ in cui ha giocato Kean, sempre sovrastato da Skriniar. Poi, manco a farlo apposta, il «Pazzo» è entrato proprio per trasformare il rigore del pari appena assegnato con la Var! Conscio dei suoi evidenti limiti, il Verona prima si era sempre difeso per poi provare a ripartire. È stata l’Inter, com’era scontato, a fare la partita. Male, però: giro palla lento e lezioso, passaggi imprecisi, sballate conclusioni da lontano e il solo Vecino ad abbozzare un po’ di pressing. Nicolas è stato quasi sempre spettatore. Anche perché i tanti cross erano tutti preda dei difensori che muravano davanti a lui. Fino al buco della coppia Caracciolo-Heurtaux che al 36’ ha sbloccato il match: in due a chiudere su Icardi, scavalcati dal traversone di Candreva planato sul destro di Borja Valero che ha messo dentro il suo primo gol in nerazzurro.

Meglio dell’anno d’oro - Nemmeno il vantaggio ha però sbloccato gli spallettiani. Hanno continuato a giocare con sufficienza e D’Ambrosio ha combinato il frittatone al 10’ della ripresa: rinvio sparato su Kean, palla in area, Handanovic che si tuffa per rinviare e stende Cerci. Gavillucci lascia finire l’azione e poi aspetta un Var...detto lungo 3’. I colleghi lo invitano a verificare e lui assegna un rigore con colpo di scena. Perché sul dischetto c’è già pronto Cerci, quando Pecchia manda finalmente in campo Pazzini che si prende responsabilità e gloria. Effimera, perché il pari scuote l’Inter. Vecino colpisce di testa la parte alta della traversa, Perisic segna dopo sei partite di digiuno sfruttando con un destro dal limite un corner rinviato dalla difesa. Nonostante qualche brivido in coda, è bastato per far partire questa Inter più forte di quella del Triplete. Questa non ha eurocoppe a cui pensare. In testa solo il campionato. E, prima dello snodo del 9 dicembre con la Juve allo Stadium, un calendario ancora propizio. Che, come visto ieri, non è detto sia un vantaggio: Toro, Atalanta e Chievo in casa con in mezzo il viaggio a Cagliari.

(Fonte: Roberto Condio, La Stampa 31/10/17)