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La Stampa – L’Inter non fa scherzi riesce lo Zanetti party. La Lazio viene travolta…

Dopo due mesi senza vittorie casalinghe e in coda a una stagione con rare gioie, una festa così la gente nerazzurrase la meritava proprio. Inter–Lazio è stata la notte perfetta: un 4-1 che vale anche il posto in Europa League incastonato...

Francesco Parrone

Dopo due mesi senza vittorie casalinghe e in coda a una stagione con rare gioie, una festa così la gente nerazzurrase la meritava proprio. Inter-Lazio è stata la notte perfetta: un 4-1 che vale anche il posto in Europa League incastonato nel lungo e riconoscente saluto al capitano che smette. Tutti in piedi per Javier Zanetti, prima, durante e dopo la partita: la bandiera dice addio a S.Siro dopo 19 anni, 857 partite e 16 titoli. E anche Mazzarri, che in tutta la stagione gli aveva concesso appena 367’, ieri sera lo ha trattato come meritava: dentro poco dopo l’intervallo a scavallare e meritare applausi, quando la Lazio, impresentabile in difesa, si era già abbondantemente squagliata e adeguata al clima. Che, anche grazie alnsecondo anello della curva Nord svuotato dal giudice sportivo, è stato bellissimo. Senza gli ultrà e i loro coracci, si sentivano solo gli applausi e le esclamazioni collettive di gioia o di delusione di un «Meazza» per il resto strapieno. Udito distintamente anche un antico «scemo, scemo» indirizzato all’arbitro Massa, quasi romantico con i tempi che corrono.

S’è anche giocato, in mezzo alle celebrazioni zanettiane. Ed è stata partita vera per poco più di mezz’ora. Mazzarri, fischiato dai suoi stessi tifosi alla lettura delle formazioni, ha riscattato lo zero assoluto del derby partendo con gli stessi uomini di sei sere prima. Tutti tranne Cambiasso, squalificato e rimpiazzato in mezzo dal confuso Kuzmanovic. Reja, invece, a corto di difensori e di esterni, ha dovuto arrangiarsi finendo presto triturato: retroguardia a 3, spazio al disastroso Dias, con lo smorto Klose di rientro dal 1’ con vista sul Mondiale. Lazio viva per 15’ solo dopo l’ingresso di Milito per Palacio: ci ha pensato prima Handanovic a evitare guai e poi l’ex Hernanes a fissare il punteggio. Sarà stato il contagioso effetto-Zanetti o forse lo schiaffo preso dopo nemmeno 2’ con quel gol regalato a Biava previa dormita collettiva, fatto sta che l’Inter s’era subito messa a correre, giocare e tirare. Tutta un’altra roba rispetto al derby e a tante altre povere esibizioni interne. Per merito del miglior Kovacic della stagione, di esterni tornati pungenti e della mira ritrovata del duo Palacio-Icardi, firmatario dei primi tre gol. Ma anche, a essere onesti, di una Lazio squinternata, senza filtro in mezzo e troppo rimaneggiata dietro per restare agganciata all’Europa.

Dal 3-1 in poi, è contato solo il momento che tutti aspettavano. Zanetti è entrato al 7’ della ripresa, tra migliaia di lucine di fotocamere e con in sottofondo «The final countdown» sparato a palla. I suoi presidenti di ieri e di oggi gli avevano già reso omaggio prima della partita. «Javier vicepresidente? Se lo merita, ha il carattere per il farlo», ha detto Moratti. «Stiamo pensando di ritirare la maglia numero 4», ha aggiunto Thohir. L’uomo che a testa altissima la indossa dal 1995, la vestirà ancora domenica a Verona. Contro il Chievo, scortando la sua Inter di nuovo in Europa.