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La Stampa – L’Inter non riesce a liberarsi delle zavorre: per Joao Mario e Brozovic tutto tace

Francesco Parrone

Tentativi dell' Inter finora vani: pagati cari, continuano a deludere

Il mondo corre veloce. Il mercato di più. E così, anche nel rispetto dei paletti imposti dal Fair Play Finanziario, i club si ritrovano già a gennaio a cercare una nuova sistemazione per gli indesiderati. Quei giocatori che, oltre a bloccare l’arrivo dei nuovi, sono diventati un peso insostenibile tanto economico quanto tecnico. Una volta, liberarsi dei giocatori sgraditi era il compito estivo dei direttori sportivi, perché la finestra invernale del mercato, appunto detto di riparazione, serviva per l’acquisto di tasselli mancanti a concludere bene la stagione. Adesso, nell’era della rapidità, sono tanti i club che si scoprono inguaiati e desiderosi di cedere gli indesiderati.

Secondo La Stampatra questi ci sono Inter e Milan che si ritrovano in casa i macigni Joao Mario, Brozovic e André Silva. In casa Inter c’è grande fretta di spedire altrove, in prestito, tanto il portoghese quanto il croato arrivati rispettivamente nell’estate 2016 per 45 milioni e nel gennaio 2015 in prestito con obbligo di riscatto a 8 milioni. Spalletti ha tentato il recupero dei due. Ma a nulla è servito il suo lavoro: 15 presenze e 3 reti per Brozovic, 14 apparizioni e nessun gol reti per il portoghese. Che, pensando ai Mondiali, vuole lasciare Milano. In tal senso stanno lavorando i dirigenti interisti, ma finora le mosse sono risultate vane. Lo scambio Joao Mario-Mkhitaryan con il Manchester United è stato bloccato da Mourinho. Più o meno è andata così anche l’operazione con il Psg (Joao Mario-Pastore). Il tentativo più recente si è concretizzato una manciata di giorni fa, quando l’Inter ha bussato, senza ricevere risposta, alle porte di Atletico Madrid e Siviglia. Se le difficoltà di piazzare Joao Mario sono alte, non lo sono meno quelle di trovare una nuova casa a Brozovic. L’Inter è pronta ad ascoltare offerte a partire da 15 milioni. Ad oggi, però, tutto tace.

(Fonte: Tiziana Cairati, La Stampa 15/01/18)