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La Stampa – L’Italia sta già  stretta alla nuova Inter. Thohir pensa alla top ten mondiale

L’IndoInter ha il volto di Erick Thohir, ma conserva almeno apparentemente la tradizione di una famiglia che fa fatica a staccarsi dal suo gioiello. Dopo aver svelato quale sarà il suo nuovo ruolo, Massimo Moratti si è finalmente tolto un...

Francesco Parrone

L’IndoInter ha il volto di Erick Thohir, ma conserva almeno apparentemente la tradizione di una famiglia che fa fatica a staccarsi dal suo gioiello. Dopo aver svelato quale sarà il suo nuovo ruolo, Massimo Moratti si è finalmente tolto un peso. Tutti coloro che in questi mesi gli hanno chiesto garanzie sulla sua presenza nella nuova società da ieri hanno una visione più chiara della situazione. Moratti senior farà il presidente onorario ma resterà fuori dal cda. Ad aiutare Thohir, neo presidente con poteri illimitati, ci sarà invece il figlio Angelomario nella veste di vicepresidente: per lui si profila un ruolo di rappresentanza, non dovrebbe avere quindi potere di firma.

Il nuovo organigramma ha iniziato a prendere forma ma per sapere come verranno distribuite le deleghe si dovrà aspettare il prossimo cda che verrà convocato prima di Natale. Alla fine di questa stagione ci saranno dei cambiamenti nell’ambito sportivo. L’idea è quella di convincere Walter Sabatini ad abbandonare la Roma per prendere il posto di Marco Branca. Nel giorno delle nomine, gli stati d’animo dei protagonisti hanno viaggiato sulle montagne russe. Tre ore e mezza intense vissute con un po’ di tensione prima che arrivasse la certificazione del passaggio di denaro proveniente dall’Indonesia, confusione nel gestire un plotone di giornalisti confinati nei sotterranei dell’albergo adibito all’assemblea per evitare d’incrociare anche i giocatori della Nazionale e tanta tanta voglia di stupire. Con tre mosse «strategiche» Erick Thohir ha provato a conquistare il mondo interista: prima ha consegnato a Moratti unamaglia con il numero 18 (gli anni della sua gestione), poi ha citato Giacinto Facchetti («Il segreto di ogni trionfo sta nella propria convinzione») e per il gran finale ha preso in prestito dalla Curva il coro «Chi non salta rossonero è». Quest’ultima è ufficialmente la sua prima frase in italiano. Niente male per il suo primo giorno.

Dopo aver ricevuto l’ovazione dell’assemblea dei soci, Moratti ha spiegato i motivi della sua scelta: «Il ruolo di presidente deve essere ricoperto da chi rischia in prima persona». Mentre il tycoon indonesiano ha iniziato a tracciare il suo programma: «Tra dieci anni si ricorderanno solo 10 club nel mondo e dovranno essere vincenti, belli da vedere e sani finanziariamente. L’Inter dovrà essere e sarà uno di questi». Thohir non ha fatto nessun accenno al mercato, nel suo modo di concepire il calcio il vero colpo è il reclutamento di nuovi tifosi: «2,5 miliardi di persone in Asia possono diventare fans nerazzurri e possiamo agire anche in America dove sono 250 mila. Più tifosi vuol dire più ricavi». Per parlare di calcio giocato ci sarà tempo, intanto ha menzionato Mazzarri: «Siamo già sulla strada giusta e l’obiettivo a breve termine è avere maggior stabilità e una squadra ancor più vincente». Ai microfoni di Inter Channel invece, ha allargato gli orizzonti: «La finale di Champions League che si terrà a Milano nel 2016 deve essere un nostro punto di arrivo, insieme possiamo tornare ad essere i primi nel mondo. La mia lontananza? Vivere lontano non significa essere poco appassionato».

Thohir e i suoi soci oggi vedranno la partitella contro il Chiasso e poi faranno visita al sindaco di Milano, Pisapia. Domani sera, invece, il nuovo presidente sarà ospite in tv da Fabio Fazio e lunedì in Lega conoscerà tutti i dirigenti della serie A. Con il tempo entrerà anche in contatto con la tifoseria che appare piuttosto smarrita. Angelomario ieri ha confidato: «Mio padre è rimasto male per certi striscioni». Che piaccia o no, si è comunque chiusa un’era. Ma resta un ultimo interrogativo. Il lunedì chi parlerà sotto la Saras? «Io no di certo, se volete andate a Giakarta», ha scherzato Angelomario. Chissà se partirà anche l’era della teleconferenza.