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La Stampa – Mazzarri non lo dirà  ma si aspettava altro. Thohir come Pallotta?

James Pallotta ed Erick Thohir. Il primo presidente della Roma, il secondo annunciato numero uno dell’Interdal giorno dopo la chiusura del calcio mercato, il prossimo 3 settembre. Sono loro a far parlare straniero il nostro pallone, un...

Francesco Parrone

James Pallotta ed Erick Thohir. Il primo presidente della Roma, il secondo annunciato numero uno dell’Interdal giorno dopo la chiusura del calcio mercato, il prossimo 3 settembre. Sono loro a far parlare straniero il nostro pallone, un po’ sgonfio e spesso maltrattato. Cosa abbia significato (per ora) l’avventura a stelle e strisce nella Capitale appare più chiaro, soprattutto alla luce delle ultime mosse del club giallorosso sul mercato.

Cosa invece significherà lo sbarco indonesiano nella Milano nerazzurra lo sapremo presto, ma qualche indizio già non manca. Roma, due estati fa, si era vestita a festa abbracciando lo stile americano: squadra giovane, piena di talento epronta a costruire un futuro di successo, anche se non immediato. L’apertura di credito della piazza nei confronti della nuova proprietà Usa fu immenso e sopportò i primi rovesci del campo perché c’era un progetto da seguire. Oggi molto scricchiola di quel credito, perché degli acquisti di ventiquattro mesi fa ne sono andati via ben quindici su 24 e, questa estate, gli addii sono stati, e si preparano ad essere, dolorosissimi.

Via Marquinhos, 19 anni, al Paris Saint Germain per 35 milioni di euro, via Osvaldo, al Southampton per 18milioni e, ad ore, via Lamela, 21 anni, al Tottenham per 35 milioni. La società di Trigoria correrà ai ripari per colmare le lacune (in parte lo ha già fatto), ma quello che non lascia indifferenti è l’abbandono della strada del giovane talento, condizione quasi essenziale per arrivare nella Roma a stelle e strisce e ora sacrificata sull’altare di un bilancio da riequilibrare e che soffre per gli ultimi due anni fuori dall’Europa.

La Roma giallorossa si interroga sul perché oggi non sembra più aver peso l’idea di costruire una squadra con in mano il futuro. La Milano interista, invece, si domanda come mai il passaggio di consegne fra Massimo Moratti e Thohir non sia stato dettato dai tempi del calcio mercato, con una spinta alle mosse nerazzurre. Mazzarri, tecnico dell’Inter, non lo dirà mai apertamente, ma dal giorno del suo insediamento a oggi si sarebbe aspettato qualche rinforzo in più per la propria truppa: di colpi nessuna traccia, ma, forse, arrivar ad un attaccante come Osvaldo o chiudere per Isla in poche battute avrebbe fatto la felicità del nuovo allenatore nerazzurro. Thohir, ci mancherebbe, è esente da peccati, ma l’aver fatto coincidere las ua scesa in campo con la chiusura delle trattative è indicativo di come voglia muoversi una volta alla guida del club: l’investimento dell’indonesiano racconta di cifre intorno ai 350 milioni di euro, quanto serve per rimettere a posto il bilancio e, di conseguenza, per i botti di mercato ci sarà tempo. Thohir, come il futuro collega Pallotta, si muove all’interno di una filosofia sportiva all’americana, che tradotto significa vincere senza perdere la bussola dei conti, anzi.

I tifosi della Roma si preparano alla terza stagione con la proprietà Usa al comando, quelli interisti aspettano la grande svolta ormai imminente che potrebbe riportare a casa Leonardo («Avevo lasciato troppo presto il Psg e sono tornato, può accadere lo stesso con l’Inter. Mai sentito Thohir, ma con la società i contatti sono continui», così Leonardo): lo straniero, in Italia, si muove con cautela alla ricerca del mercato «sostenibile».