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C'è un intoppo nel percorso che dovrebbe portare il Milan in mani cinesi. Spiega oggi "La Stampa": Il futuro rossonero è racchiuso nei prossimi 26 giorni, quanto manca al termine dell’accordo che Sino Europe Sports ha sottoscritto in estate con il Milan: entro e non oltre il 13 dicembre, infatti, Fininvest dovrà ricevere il versamento di 420 milioni. Altrimenti si verificherà un altro caso simile a quello del thailandese Bee Taechaubol, con una differenza: la penale di 100 milioni da incassare. C’è anche il Dalai Lama La macchina organizzativa sta comunque andando avanti in vista del closing: l’assemblea dei soci è stata fissata (in prima convocazione per il 2 dicembre, in seconda per il 13), la governance è stata definita e c’è già chi lavora per le conferenze stampa. Ma, nelle ultime settimane, la tensione è aumentata perché i contatti con il governo di Pechino, che deve dare le autorizzazioni per esportare il denaro, hanno subito degli stop e quindi è stato necessario trovare un piano B. Sino Europe Sports ha pensato a una soluzione ponte, in attesa dell’ok governativo: i fondi arriverebbero da istituti bancari non legati alla Cina. In questo modo il Milan cambierebbe proprietà nei tempi stabiliti, ma la pratica non è semplice e il partito degli scettici continua a crescere", scrive Laura Bandinelli su La Stampa.
A quanto pare, anche la scelta del sindaco di Milano Sala di concedere la cittadinanza onoraria al Dalai Lama non ha aiutato nei rapporti. Ma è soprattuto la difficoltà nel trattare col governo cinese a preoccupare: "Sino Europe Sports ha al suo interno il fondo per gli Investimenti e per lo Sviluppo dello stato cinese, Haixia Capital, che dovrebbe rilevare il 20% insieme al colosso assicurativo Ping An e a un altro investitore che resta ignoto. Il capo cordata sarebbe Li Yonghong che, insieme al socio David Li, avrebbe comunque più quote degli altri. Fininvest e Sino Europe Sports restano fiduciose: i cinesi credono molto nel loro progetto e di certo non vogliono buttare al vento i 100 milioni di euro versati al momento del preliminare. La stessa Fininvest, pur non volendo concedere proroghe, sa benissimo che la caparra che le resterebbe in tasca non renderebbe ricco il Milan e non basterebbe per un eventuale rilancio".
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