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La Stampa – Milan-Inter, nonostante le delusioni degli ultimi anni il Meazza sarà sold out

Francesco Parrone

Dal 2011 senza titoli, dal 2014 fuori dalla Champions: la sfida giusta per ripartire

Il calcio fa miracoli. A Milano, ad esempio. Milan e Inter non vincono un titolo ormai dal 2011, hanno disertato in coppia le ultime tre Champions Leaguee hanno in panchina bravi allenatori che però non hanno mai vinto nulla. Sono anni bui, insomma - si legge su La Stampa-. E per i nerazzurri anche questa in corso è stata finora una stagione da dimenticare, con più sconfitte (otto) che vittorie (appena sei). Eppure, e qui arriviamo ai prodigi che può fare il pallone, il derby di stasera si giocherà con

il pieno di pubblico e di entusiasmo.

Sperano tutti che sia finalmente arrivata l’ora della riscossa e il bello è che, nonostante le delusioni messe in fila negli ultimi tempi, i motivi per aver fiducia da ambo le parti sono legittimi e concreti.

Rivali agli opposti - Il primo derby dell’Inter cinese dovrebbe essere anche l’ultimo di Berlusconi e Galliani al comando rossonero. Di certo sarà quello tra squadre diverse in tutto e non solo per la classifica (+8 Milan), ma che s’incrociano proprio nel momento di massima spinta stagionale. Quella interista, in verità, è soprattutto emotiva. Deriva da un «all in» da ultima spiaggia o quasi affidato al quarto tecnico dell’annata: dopo Mancini, De Boer e il traghettatore Vecchi, tocca a Pioli provare a dare equilibrio e continuità a un gruppo finora convincente solo nei successi contro Juve e Toro. Se davvero vuole riprendersi un posto in Champions, l'Inter che ha già più di un piede fuori dall’Europa League non può più sbagliare in campionato. L’effervescenza dell’ambiente milanista ha invece basi molto più concrete.

Cinque vittorie nelle ultime sei giornate (ma anche sette nelle ultime nove) testimoniano la bravura di Montella nel far cambiare passo a un gruppo rimasto sostanzialmente quello del 7° posto dello scorso torneo. Ora è 3°, anche grazie a qualche risultato strappato oltre i propri meriti che ne ha accelerato la crescita. Il derby è la prova della verità: può valere il decollo, affondando irrimediabilmente la storica rivale, oppure rimodellare sogni e ambizioni.

Pioli e derby: brutti ricordi - È uno scontro da «tutto o niente», anche se il pari potrebbe non dispiacere al Milan che avrà poi contro Empoli e Crotone, due turni favorevoli. L’Inter no. L’aspettano Fiorentina e Napoli. Calendari all’opposto, proprio come l’ultima edizione delle due milanesi. L’Inter ha fatto in fretta a diventare cinese, il Milan è ancora lì che ci lavora. Sul campo, però, quello rossonero è già un progetto molto chiaro: italiano e sempre più giovane, anche in virtù di un mercato obbligatoriamente al risparmio e con innesti limitati al minimo. L’Inter, invece, compra, quasi sempre stranieri, e spende, ma non si vede ancora una strategia. Anche sul mercato degli allenatori. Dopo l’azzardata scelta di De Boer, che poco o nulla sapeva di Serie A, ecco Pioli, all’ottavo campionato. Gli ultimi due li ha fatti guidando la Lazio.

Molto bene, derby a parte: contro la Roma un pari e tre ko. Il terzo, l’1-4 dello scorso 3 aprile, ne causò l’esonero. Ora allena la squadra per cui tifava e riparte dalla sfida più sentita. Entrando nella sua storia prima di viverla da protagonista: lui e Montella, italiani, rivali entrambi alla prima stracittadina milanese. Evento rarissimo: negli ultimi cinquanta anni era capitato soltanto nel 1975 e nel 1991. Con nomi non certo qualsiasi, specie sul fronte rossonero: Trapattoni superò 2-1 Chiappella, Capello fece 1-1 con Orrico. Risultati positivi, non però all’altezza delle due fantastiche carriere che seguirono. Montella, un filo superstizioso come ogni buon napoletano, tocca ferro.

(Fonte: Roberto Condio, La Stampa 20/11/16)