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La Stampa – Non basta il doppio vantaggio. L’Inter fa e soprattutto disfa…

L’Inter non riesce a riprendere il giusto cammino nemmeno a Livorno dopo i passi indietro dell’ultima settimana. Il quarto posto rimane là, a tre punti,ma appare un obiettivo inavvicinabile per una squadra ad andamento lento: dentro al...

Francesco Parrone

L’Inter non riesce a riprendere il giusto cammino nemmeno a Livorno dopo i passi indietro dell’ultima settimana. Il quarto posto rimane là, a tre punti,ma appare un obiettivo inavvicinabile per una squadra ad andamento lento: dentro al pareggio di Livorno rimane la sensazione di una truppa nerazzurra prevedibile, ingolfata e, ancora una volta, con troppe pause durante i novanta minuti. Palacio e soci non riescono ad imporre la propria firma sulla partita, se non per periodi più o menolunghi e, questo, è un difetto che Walter Mazzarri dovrà cancellare nelle prossime sette gare da qui a fine campionato. Il Livorno ha giocato con l’aggressività di chi deve salvarsi (compito assai difficile) ed è riuscito ad approfittare delle disattenzioni nerazzurre per rimanere aggrappato alla notte il più a lungo possibile, fino al colpo di Emeghara. Una piccola rivoluzione nel modulo nerazzurro si vede.

Mazzarri, per una notte, decide di cominciare fin dal primo minuto con una linea offensiva più «nobile»: dietro ad Icardi, spazio per Alvarez e Palacio. L’Inter deve invertire la tendenza che, nelle ultime due deludenti uscite contro Atalanta ed Udinese a San Siro, ha visto la truppa interista nulla, o quasi, nella prima parte di gara per accendersi, poi, solo nel finale: fino a poco oltre la mezz’ora, anche la tappa di Livorno sembra un flop,ma, appena cambia il proprio ritmo, l’Inter mette la doppia freccia con Hernanes e Palacio nel giro di nove minuti.

All’Armando Picchi c’è chi contesta (la curva labronica) e chi perde la pazienza ad ogni passaggio sbagliato (Mazzarri). I nerazzurri cercano di più la conclusione perchè questo è l’ordine di scuderia: gli attaccanti, o chi per loro, devono fare da sponda per gli assalti da fuori area di Hernanes e Kuzmanovic, a turno. La mancanza di conclusioni da lontano, infatti, era stato il cruccio maggiore di Mazzarri nelle ultime gare di campionato. In mezzo al campo, ad Hernanes viene affidato il compito di cucire le trame d’attacco e il regista offensivo interista si dà da fare. L’ex laziale, a dir la verità, non ha molte idee, ma, quando serve, si trasforma nel più pericoloso là davanti: prima del gol, infatti, era stato il profeta (ai tempi della Lazio) ad andare ad un passo dalla rete con una precisa saetta da trenta metri. Su Hernanes, Mazzarri si gioca gran parte del proprio credito agli occhi del patron indonesiano Thohir perchè è stato il tecnico a volerlo e a difenderlo con forza.

L’Inter vola sul doppio vantaggio all’intervallo, ma, incompiuta com’è, ad inizio ripresa non riesce a farmeglio che complicarsi il destino: Paulinho con un tocco magico su invito da calcio d’angolo fa sbattere il pallone sotto la traversa e riapre il duello. Esce Hernanes, entra Guarin: Mazzarri reclama ancora una volta un rigore per una spinta di Mesbah a Palacio. Poi, l’amnesia di Guarin e il pareggio di Emeghara. L’Inter è una squadra ametà: stavolta è il primo tempo a convincere, la ripresa invece è meglio dimenticarla.