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"Ha avuto la meglio l’allenatore inesperto che si era fatto amare dal popolo nerazzurro proprio perché incarnava qualcosa dinuovo. Serviva coraggio per confermarlo, ma l’allora presidente Massimo Moratti preferì puntare su Walter Mazzarri che adesso non c’è più". Così La Stampa parla della vittoria di Stramaccioni sull'Inter di ieri sera.
All'Inter c'è Mancini ora, ma la vittoria non arriva da una vita e ieri sera sembrava potesse arrivare poi un altro patatrac e se ne sono visti tanti negli ultimi mesi. Motivi? Uno è sempre lo stesso: "l’incapacità di saper chiudere al momento giusto le partite". E il giornale torinese non ci va leggero con la società nerazzurra: "Alla Scala del calcio, Mancini regala solo una magia ad uso e consumo del marketing interista: rispunta la gigantografia dell’allenatore nel rituale pensato per dar risalto alla formazione titolare. Il lenzuolo di Mazzarri finì subito in cantina per ragione di fischi, quello del Mancio invece si muove per il campo tra applausi e ovazioni". Lo spirito positivo che c'era in tribuna a inizio gara però non è bastato. Nel primo tempo è stato "un dominio imbarazzante reso possibile dall’incapacità dell’Udinese di scrollarsi di dosso lo stesso atteggiamento rinunciatario che aveva caratterizzato buona parte della gara contro il Milan". Poi è venuta fuori l'Udinese ed è sparita l'Inter: i friulani pareggiano con Fernandes, poi arriva l'errore clamoroso di Palacio che mette in difficoltà Handanovic con un retropassaggio e arriva il raddoppio degli avversari: "I nerazzurri tornano a farsi piccoli piccoli, Strama non accenna nessuna esultanza ma dentro ha il cuore che scoppia. A fine partita si risentono i fischi, ma Mancini è già nello spogliatoio", chiude Laura Bandinelli nel suo articolo.
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