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Dal quotidiano La Stampaun'analisi sulla situazione finanziaria del calcio italiano e sulle casse dell'Inter. Dopo due anni e mezzo di presidenza Thohir il club nerazzurro si ritrova con un debito quantificato in 230 milioni di euro: "Erick Thohir si appresta a lasciare l’Inter dopo due anni e mezzo portandosi dietro un credito di 108 milioni di euro che gli renderanno il 9% all’anno fino al rimborso e lasciando il club con un fardello di 230 milioni di indebitamento bancario che ricadranno sulle spalle della nuova proprietà.
Per capire chi ha fatto l’affare tra il magnate indonesiano e il nuovo acquirente cinese è necessario aspettare i dettagli dell’accordo. Di certo non i tifosi del club nerazzurro, che di soddisfazioni dal novembre del 2013 in avanti ne hanno avute ben poche e ripongono le loro speranze di riscatto sulla nuova proprietà.
Problemi strutturali - «Le squadre italiane, a parte la Juventus, non hanno stadi di proprietà, senza stadio non si stabilizzano i ricavi, senza ricavi stabili non si attraggono investitori seri».
La sintesi di un banchiere d’affari sullo stato di salute del calcio italiano, per quanto spiccia, riflette in poche parole quello che è una opinione largamente diffusa tra esperti ed investitori. Basta dare un’occhiata all’ultimo studio di Deloitte sul calcio, quella «Football Money League» che è la fotografia più autorevole del rapporto tra calcio e finanza nel Vecchio Continente.
Tra i primi 20 club continentali ci sono quattro italiane (Juventus, Milan, Roma e Inter). Siamo ancora la seconda nazione più rappresentata dopo l’Inghilterra (9) e prima di Spagna e Germania. Ma nell’ultima edizione, del gennaio scorso, le parole sullo stato di salute dei club italiani sono sconfortanti: «Con il significativo incremento dei diritti televisivi negli altri Paesi d’Europa e i bassi ricavi per partita, c’è la concreta possibilità che qualcuno dei club italiani sempre presenti in questa classifica possa uscirne nelle prossime edizioni».
L’eccezione è quella della Juventus, ovvero l’unico tra i grandi club con uno stadio di proprietà e una gestione pienamente manageriale dei propri affari. Nella classifica di Deloitte è stabilmente al decimo posto e ha incrementato il suo vantaggio sul Borussia Dortmund che la insegue. Ma mentre in testa il Manchester United punta a sconfiggere la più che decennale supremazia del Real Madrid e il Paris Saint Germain cresce a due cifre anno dopo anno, Milan e Inter continuano a perdere ricavi e la Roma, in attesa del suo stadio, tiene in classifica prevalentemente grazie alla permanenza in Champions League.
«Il Milan, assente dalle competizioni europee anche per la prossima stagione, perderà altre posizioni. L’Inter è 19ª e difficilmente resisterà alla salita dei club spagnoli e inglesi», dice ancora il banker.
Il caso Roma - Certo, la mancanza di stadi di proprietà potrebbe essere anche una opportunità per attirare investimenti e investitori interessati allo sviluppo dei progetti. Nei mesi scorsi si è concesso un lungo tour in Italia Greg Carey, l’uomo di Goldman Sachs che ha seguito lo sviluppo in Usa dei grandi progetti legati allo sport professionistico.
La banca americana, da sempre partner di Pallotta anche negli Stati Uniti, ha appena concesso al patron della Roma un finanziamento di 30 milioni di euro per i lavori preliminari del nuovo stadio. Ma, conclude il banchiere, «chi vincerà le elezioni comunali nella Capitale come la penserà sul progetto dello stadio? Tutto questo crea incertezza»".
(Fonte: Gianluca Paolucci, La Stampa 05/06/16)
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