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La Stampa – Toro-Inter match a colori nerazzurri. Ventura spera nella sosta…

Non esiste, nella storia della serie A con tre punti per vittoria, una sfida più sbilanciata di Toro–Inter. Dal campionato 1994/95, sempre e solo il segno «2» sulla schedina: 9 partite e 9 vittorie dei nerazzurri che, tra Delle Alpi e...

Francesco Parrone

Non esiste, nella storia della serie A con tre punti per vittoria, una sfida più sbilanciata di Toro-Inter. Dal campionato 1994/95, sempre e solo il segno «2» sulla schedina: 9 partite e 9 vittorie dei nerazzurri che, tra Delle Alpi e Olimpico, hanno fatto l’en plein mandando in rete i loro big del momento, da Bergkamp a Vieri, da Adriano a Ibrahimovic, fino al tandem Milito-Cassano, decisivo un anno fa. Per i granata, nemmeno le briciole: 0 punti e, in 810’ più recuperi, la miseria di due gol firmati da Fiore e Abbruscato, trascurabili meteore dell’era Cairo.

Pensate: l’Inter non era ancora di Massimo Moratti quando, il 27 febbraio 1994, il Toro la superò per l’ultima volta. Ci riprova stasera, contro la prima Inter non più di proprietà del petroliere. L’inizio dell’era Thohir, naturalmente, non modifica minimamente il significato del big-match per Ventura: «Partita difficilissima. Come le tre contro Napoli, Livorno e Roma che la seguiranno. Io, però, nonostante l’indisponibilità di Glik, Bovo, Rodriguez, Basha ed El Kaddouri, sono convinto che faremo una grande prestazione».

È emergenza vera per il tecnico granata, che deve reinventare una difesa fin qui bucata su azione manovrata appena tre volte in sette partite. Aspetta di capire come giocherà Mazzarri per decidere se tirare avanti col 3-5-2, abbassando Vives a perno della retroguardia, o piazzarne 4 dietro. Comunque sia, sarà un Toro mai visto. Chiamato a sconfiggere in un solo colpo due tabù. Perché oltre a quello conclamato dell’Inter ce n’è un altro, meno datato ma assai più misterioso: non vince mai, al ritorno in campo dopo uno stop della serie A. È un mal di sosta acuto, senza eguali tra le pari grado. Dura ormai dal 15 ottobre 2006: 1-0 casalingo sul Chievo dopo una pausa per l’attività delle Nazionali

Da allora, mai più una gioia nelle ripartenze del campionato: 15 tentativi che hanno fruttato solo 8 pareggi, anche se le rivali spesso non sono state di prima fascia. Da brividi la media-punti post-soste: 0,53 per partita, contro l’1,02 dei 159 match giocati in A dal settembre 2006. Roba da retrocessione fissa. Roba difficilmente spiegabile, anche perché in 7 anni il turnover di allenatori e giocatori è stato continuo. Tutti, però, hanno puntualmente pagato la multa per una sosta che, evidentemente, al Toro è vietata. Staccano la spina e faticano a riattaccarla, i granata. Pur non avendo i problemi di chi, abbondando di stranieri e di nazionali, nelle pause si vede rimaneggiare pesantemente l’organico e, dunque, non riesce a lavorare come vorrebbe e dovrebbe.

«Sinceramente, la sosta per me è un aiuto - confessa Ventura -. Non avendo molti giocatori abituati a stare sul pezzo per lungo tempo a questi livelli, ogni tanto c’è bisogno di ricaricarli, magari più mentalmente che fisicamente». Eppure, anche con lui i rientri in campo del Toro non sono mai stati vincenti: 3 pareggi in 5 partite. L’ultimo, il 2-2 con il Milan, grida ancora vendetta. Un’occasionissima sfumata in un finale rocambolesco, la conferma di una maledizione dura da sconfiggere. Stasera arriva una nuova chance. Di lusso. Con Prandelli annunciato in tribuna per Cerci e D’Ambrosio. Pensando al ct azzurro, Ventura potrebbe stupire tutti sfidando la squadra più Internazionale d’Italia con un Toro autarchico: 11 italiani su 11 se Gazzi, rientrante al pari di Barreto, dovesse essere preferito a Farnerud.