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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Kevin Lasagna si racconta in vista della sfida contro l'Inter, la squadra per la quale faceva il tifo da bambino e contro la quale sembra avere un conto in sospeso: dal primo gol in Serie A a quello segnato nella gara di andata, "La più bella partita che abbiamo giocato in questo campionato".
Ora, però, tutto è cambiato e voi dell'Udinese vi trovate a lottare per la salvezza. Insomma, serve un altro colpo da biliardo all'Inter alla Dacia Arena.
Serve salvarsi. E serve prendere almeno un punto contro una squadra molto forte in tutto, che stava battendo la Juve. C'è Icardi, Miranda e Skriniar in difesa sono forti, per non parlare di Handanovic. E' dura. Io ci proverò come ogni volta. Dando sempre il 110 per cento. L'Inter è stato il primo amore, il primo gol in A che non scorderò mai.
Quanto è mancato lei all'Udinese... Due mesi fuori, un calvario. Che cosa è successo?
Stiramento al bicipite femorale sinistro col Torino. Ora sto bene e sarei la persona più felice del mondo se ci salvassimo.
Si è intuito dalle lacrime davanti al pubblico dopo la sconfitta interna col Crotone. Non è facile vedere un calciatore piangere.
Quando tieni tanto a una cosa ci sta. Quel pianto era dettato dalla rabbia, quella partita era troppo importante.
E ora i tifosi la adorano.
Io sto benissimo a Udine, ho altri 4 anni di contratto. Mi fa piacere l'apprezzamento dei tifosi, darò sempre il massimo. E' un valore che mi hanno trasmesso papà e mamma: così sono arrivato anche a prendere il diploma di geometra.
Li aiutava a vendere nei mercati al bancone di frutta e verdura...
D'estate mi divertivo e diventavo più spigliato.
Diciamo che la storia è cambiata: lei con 12 gol è il terzo miglior marcatore italiano della Serie A. Quest'estate ci disse che avrebbe giocato con la stessa grinta di Belotti. L'ha superato, e ha messo pure in fila quasi tutti gli attaccanti italiani, tranne Immobile e Quagliarella. Di questo passo il nuovo c.t. non potrà ignorarla nelle prossime convocazioni.
Sarebbe un sogno. Si gioca per quello. E confesso che sono andato a San Siro a tifare in occasione dello sfortunato spareggio contro la Svezia.
Come deve essere un attaccante moderno?
Un mix di tecnica e fisicità.
Se poi è veloce come lei... I test dicono che ha punte di 38 km orari.
Lavoro su quello, è il mio punto di forza. So che la cosa in cui sono salito è la velocità di picco nello scatto. Ma ho pure segnato di testa dove dovevo migliorare.
Sa che dice Gino Pozzo, l'uomo che l'ha voluta a Udine? Che è lei l'erede di Totò Di Natale.
Io Di Natale prima o poi vorrei conoscerlo. Mi inorgoglisce sapere che la società ha creduto in me e mi impegno per aiutare la squadra e ripagare la fiducia. Un paio di volte il patron Gianpaolo Pozzo i complimenti me li ha fatti.
Ci dice una parola in friulano?
È difficile, so dire soltanto mandi. Con i fisioterapisti provo a usare il dialetto, ma è una vera e propria lingua.
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