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"Col nuovo coro cucitogli addosso dalla Nord e quella fascia che per il primo anno è sua e soltanto sua, Lautaro Martinez ha confermato quanto si poteva già intuire in questa alba di stagione: l’Inter è appesa al suo Toro, capitano coraggioso e forse unico vero stoccatore in mano a Inzaghi". Apre così l'articolo de La Gazzetta dello Sport su Lautaro Martinez, autore subito di una doppietta all'esordio contro il Monza.
"Adesso il numero 10 ci riprova con tutt’altro status perché in questo 2023-24 l’argentino non è solo l’attaccante principe di Simone e il terminale di ogni pensiero offensivo, ma pure qualcosa di più: è la bandiera che sventola, la guida per chi c’è già e pure per chi arrivato. Perché è qui che casca l’asino: accanto a lui è completamente cambiata la geografia interista, lì dove c’erano Dzeko e Lukaku adesso ci sono due punte di taglia e spessore differente e da integrare un allenamento alla volta nel sistema sempre più Lautaro-centrico", commenta ancora La Gazzetta che poi chiosa così:
"Il campo darà la sua sentenza, ma la scelta della spalla del numero 10 è decisiva per il destino dell’Inter: serve adeguato accompagnamento in zona gol perché non potrà sempre andare avanti a colpi di doppietta (quella di ieri era l’undicesima, da quando è in A solo CR7 e Immobile ne hanno fatto di più). Questa, tra l’altro, è anche l’estate in cui si è consumata la frattura del cuore con Lukaku, il centravanti con cui in carriera aveva avuto più sintonia a 360°. Quelle mancate risposte al telefono nei giorni in cui il belga metteva in pratica il suo piano lo hanno ferito, forse più degli altri alla luce della storia scritta insieme. Non è un caso che ora tecnico e società abbiano voluto lui con la fascia («ho più responsabilità, ma anche prima ho sempre dato tutto») e lo vedano come esempio da seguire rispetto ai falsi idoli del passato: in lui pare esserci un interismo privo di macchie. Il rischio, semmai, è di appendersi troppo alle sue spalle: sono larghe, ma non infinite".
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