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Lautaro a un certo punto si è sbloccato, sì, e in un paio di occasioni — Roma, Venezia — ha pure deciso come faceva regolarmente un anno fa, ma il confronto con la scorsa stagione per adesso rimane impietoso. Siamo a 6 reti tra campionato e Champions, mentre il Toro dello scudetto, a questo punto della corsa, viaggiava a quota 14. Il Lautaro con le due stelle sul petto segna un gol ogni 181 minuti di Serie A. Per trovare una media peggiore occorre tornare indietro fino alla prima annata nerazzurra, quando il 10 interista chiuse al ritmo di un centro ogni 223 minuti. Quello, però, era un ventenne a digiuno di esperienze in un grande club, tutta un’altra storia rispetto al capitano che ha trascinato l’Inter all’ultimo scudetto e che non ha nascosto la delusione per il 7o posto al Pallone d’oro. Dal Toro oggi è logico che tutti si aspettino di più, a partire dallo stesso Lautaro che non ha mai nascosto il disappunto per la condizione ballerina.
"Ecco, la forma fisica è ancora il grande nodo da sciogliere. Lautaro ha riposato troppo poco tra la stagione passata e quella attuale, e la preparazione è stata quasi azzerata dalle urgenze di calendario. La strada che lui e Inzaghi hanno deciso di battere è stata quella della continuità da ritrovare giocando. In A Simone lo ha sempre schierato da titolare (con l’Atalanta era infortunato) e spesso ha preferito richiamare in panchina Thuram, come col Napoli. Adesso palla al ct argentino Scaloni, passaggio inevitabilmente delicato: una spremuta di Lautaro dall’altra parte dell’oceano rischierebbe di andare di traverso all’Inter", aggiunge il quotidiano.
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