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Deluso, ma carico. Lautaro Martinez ha già reagito dopo la cerimonia del Pallone D'oro che lo ha visto classificarsi settimo, si aspettava di meglio. Così si è ributtato subito sul campionato e sugli obiettivi con l'Inter, per cercare anche di migliorare quella posizione.
"Il ruggito, quel ruggito, l’Inter e i suoi tifosi lo conoscono bene. Lo hanno sentito una notte di due estati fa, quando Lautaro Martinez si caricò la squadra sulle spalle alla prima partita ufficiale giocata dopo la finale amara di Istanbul. Un gol e poi un altro al Monza, per scattare subito, e poi ancora tanti, tantissimi altri fino alla stella. Un campionato dominato, uno scudetto stravinto nel segno di Lautaro. Perché il Toro rientra nel club ristretto dei giocatori che maneggiano alla perfezione la formula magica per fondere rabbia e delusione forgiando trionfi. Non si aspettava di vincere Lautaro, magari questo no, ma di arrivare più in alto senz’altro. Il tutto legittimato da una stagione straordinaria, giocata da protagonista assoluto con l’Inter come con l’Argentina: a decidere l’ultima Coppa America è stato proprio lui, capocannoniere del torneo sudamericano dopo aver chiuso davanti a tutti gli altri bomber anche in Serie A", racconta La Gazzetta dello Sport.
"Lautaro ha masticato amaro, e la reazione è comprensibile. E allora si prepara a tornare alla carica sfornando i numeri che più gli piacciono: altro che voti e punteggi, qui parliamo di gol. Che dovranno tradursi in nuovi successi, perché la scalata all’oro passa sempre e solo da qui. La missione è doppia, vincere ancora in Italia e centrare uno storico bis scudetto che all’Inter manca dai tempi di Mourinho, e tentare il colpo grosso in Champions. L’Inter si è attrezzata per lottare sui due fronti con una rosa che più profonda di così non si può, Lautaro si è armato di esperienza mondiale, spalmata su due continenti. La Coppa America alzata in “stile Inter”, da bomber implacabile come in nerazzurro (siamo a 134 reti, miglior marcatore straniero di sempre nel club), lo aiuterà a scrollarsi di dosso anche le scorie dell’ultima Champions e di quel rigore malandrino di Madrid".
"Il cammino si è aperto con il passo giusto, perché tra un acciacco e l’altro di questo inizio stagione (oltre alle scelte di turnover, che lo hanno visto iniziare sempre in panchina in Europa) Lautaro ha rotto il ghiaccio al terzo tentativo, contro la Stella Rossa, poco dopo essersi sbloccato in A. Le reti di Roma e di Empoli hanno fatto il resto, anche perché la condizione si avvicina a quella ideale. Chi lo conosce, sa bene che il Toro non sceglie: fosse per lui, le giocherebbe tutte e tutte fino alla fine, come è successo a Empoli, con quella voglia matta di cancellare la delusione per il Pallone d’oro e — soprattutto — di scacciare i fantasmi di un derby di Italia giocato sotto tono, senza la capacità di incidere delle serate migliori. Il momento all’orizzonte, però, è delicato: domenica arriva il Venezia, ma Arsenal e Napoli chiamano già. Per questo, non è da escludere che Lautaro e Inzaghi non pianifichino dieci giorni mirati, per presentarsi al meglio ai due appuntamenti che contano. Un turno di riposo con il Venezia, poi lo sprint tra coppa e Napoli prima della sosta. La corsa all’oro richiede la messa a punto perfetta", aggiunge Gazzetta.
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