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"Il Toro ha vinto il Mondiale, si è sposato con l’amata Agustina, è in attesa del secondogenito Theo e ha segnato una doppietta in finale di Coppa Italia. Anche Milito segnò alla Roma, nello stesso stadio - l’Olimpico - in cui Lautaro ha ribaltato la Fiorentina. In mezzo non è arrivato lo scudetto ma la supercoppa: vincere la Champions League non porterebbe lo stesso triplete del 2010, ma un tripletino sì. Di certo molto meno atteso, se è vero che la squadra di Mourinho era più accreditata rispetto a quella di Inzaghi".
"Lautaro migliora di anno in anno anche perché ha trovato allenatori capaci di valorizzare le pun- te: un anno con Spalletti, prima da riserva di Icardi e poi da titolare al suo posto, due con Conte al fianco di Lukaku e due con Inzaghi, qua- si sempre con Dzeko. È cresciuto in tutto: i movimenti, la lucidità sottoporta, la serenità, la consapevolezza, la leadership. I gol sono solo un riscontro numerico dell’evoluzione nel gioco. Dai nove nell’an-nata d’esordio è passato alla dop- pia cifra costante (21, 19, 25), fino ai 28 attuali. È già il suo record personale, un bottino da grande centravanti. Ne mancano due per diventare grandissimo: come il Principe, per una stagione da re", aggiunge Gazzetta.
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