"L’ottimismo è d’obbligo, e qui non si tratta di una questione di facciata. Ottimista, Inzaghi può esserlo perché è andata così l’ultima volta, quando Lautaro aveva salutato la truppa in occasione della sosta di ottobre. Il momentaccio in nerazzurro, con quell’uscita dai blocchi a passo di elefante, per la verità il 10 interista se lo era messo alle spalle poco prima di partire, con la doppietta di Udine e la rete alla Stella Rossa, ma è stato solo dopo la parentesi con l’Argentina che Simone e l’Inter hanno avuto la sensazione di poter accelerare grazie a un Toro finalmente ritrovato. Il gol alla Bolivia, le parole di Messi che lo incoronavano come una star da Pallone d’oro e un impiego ragionato da parte del ct Scaloni (78 minuti in due partite) avevano restituito all’Inter il vecchio Lautaro. Che non a caso aveva deciso la prima partita alla ripresa, all’Olimpico contro la Roma. Oggi, mentre Lautaro si gioca un posto da titolare nell’Argentina che stanotte giocherà in Paraguay la prima delle due gare di qualificazioni mondiali in programma (la prossima sarà nella notte tra il 19 e il 20 novembre, con il Perù), dalle parti di Appiano si augurano che lo schema si ripeta, e soprattutto che l’effetto duri nel tempo. Fino a ora non è stato così e l’enigma col 10 sulla schiena rischia di diventare uno dei nodi più difficili da sciogliere per Inzaghi", aggiunge il quotidiano.
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