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Lautaro Martinez è pronto dall'inizio. Ha recuperato a sorpresa dal sovraccarico accusato pre-Lecce, a tempo di record si è aggregato ai compagni e oggi svolgerà l'intera seduta con il gruppo (dopo quella parziale di ieri). Un'ottima notizia per Simone Inzaghi, che ora è chiamato a decidere, sottolinea anche La Gazzetta dello Sport nell'approfondimento dedicato proprio al capitano nerazzurro e in generale all'attacco.
La indossi compiaciuto, ma puoi pure toglierla e vestirti come al solito. La cerniera della ThuTa va su e giù, non c’è da stupirsi, anche perché questa Inter dalle mille bocche di fuoco non si aspettava che Lautaro recuperasse così in fretta. L’affaticamento all’adduttore sinistro che gli ha fatto saltare la prima di San Siro è già il passato. Il dubbio sul rientro contro l’Atalanta è stato sciolto ieri, con il primo allenamento per intero in gruppo: disco verde, il capitano di Inzaghi è ormai recuperato. Così per Simone si aggiunge un’altra arma, la più affilata, nel festival tutto nerazzurro in arrivo su questi schermi. Basterebbe fermarsi sugli Expected Goals per immaginare frizzi e lazzi domani al Meazza: nelle prime due gare la squadra di Simone ha toccato quota 4,4 reti “attese”, quella di Gasp 4,9.
Si muovono, dunque, due macchine belliche, e Inzaghi sta pensando come armare la sua, la migliore della scorsa stagione. È poderosa a prescindere dall’eventuale uso iniziale del duo Thuram-Taremi, la ThuTa appunto, e dal numero di minuti da concedere al Toro di nuovo scalpitante. Nell’anno della stella l’Inter ha, infatti, dimostrato di poter segnare in ogni maniera ed esultare con tutta la compagnia: povero Pavard, l’unico rimasto a secco nel party. Nella melodia scudetto a volte si è sentita l’improvvisata del singolo, più spesso si l’armonioso movimento d’orchestra, col Toro sempre primo violino. I quattro palloni messi dentro con Genoa e Lecce hanno, però, confermato che c’è vita oltre Martinez e, in generale, sono varie le possibilità offensive dei campioni di Italia. Marassi, ad esempio, ha conosciuto un Thuram nuovo, capace di far dimenticare il pomeriggio di fatica del gemello argentino: ha segnato sia con testata da centravantone sia con scavetto da virtuoso. Contro i salentini Simone ha poi ritrovato i sorrisi degli esterni (cross di Dimarco e assalto in rete di Darmian) e la solita certezza dal dischetto. Nell’ultima stagione stellata, con 13 centri (10 rigori), il turco è diventato il vice-capocannoniere dietro al cannibale argentino a 24 e davanti ai 9 di Thuram.
Domani Lautaro partirà almeno dalla panchina, ma non è escluso che possa strappare la maglia in extremis dall’inizio. Nuovi pensieri, infatti, affollano la testa di Inzaghi, ora non più certo di riconnettere l’iraniano al francese come sabato scorso: tutto è aperto, quella sull’argentino sarà una decisione da ponderare fino alla fine. Ok, è il primo scontro diretto e servirebbe l’artiglieria al completo, ma lo stop per le nazionali e la partenza del Toro per l’Argentina inducono prudenza. Così, mentre rimugina su chi far partire dall’inizio, Simone sa comunque che il gol non sarà mai un problema. Tra l’altro, questa stagione ha già confermato le vecchie abitudini: come nel 2023-24, l’Inter lucida le punte (ora ha pure la variante Taremi), sgorga dalle fasce (i 5 centri di Dimarco sono stati decisivi per il tricolore) e punge con gli inserimenti da dietro (dopo Calha, il centrocampista più prolifico è stato Frattesi, imprevedibile a gara in corso). Senza mai scordare l’esercito di corazzieri che va a saltare in area. L’Inter ha fisico e ha spesso esondato su palla attiva: 8 reti per lo scudetto sono nate da corner. È vero che, curiosamente, è sempre mancato il golletto nobile da punizione diretta, mentre da lontano la mira non tradisce: altre 8 si sono aggiunte al pallottoliere da tiri da fuori. Viste le premesse, con la Dea non ci si annoierà e, del resto, l’ultima volta è finita in un poker, con l’immancabile timbro di Lautaro. La storia dice che, quando l’argentino preme per giocare, spesso la spunta, ma sarà il grado di prudenza di Inzaghi a decidere. Il Toro è cresciuto e ha ancora bisogno di benzina, però tra ThuTa e ThuLa balla una lettera appena", si legge.
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