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Repubblica / Sarri-Inzaghi, opposti che si incontrano spesso: una sola grande differenza

Quella dell'Olimpico tra Lazio e Inter sarà soprattutto la grande sfida tra i due allenatori così lontani quanto vicini

Alla Lazio uno ha scelto di iniziare la carriera e l’altro di chiuderla. Simone Inzaghi e Maurizio Sarri si sfidano questa sera in una gara che mette in palio tre punti molto importanti nell’economia del campionato delle due squadre.

“Un lungo ciclo a quattro mani di bel calcio e di risultati di gran lunga superiori alle aspettative e alle possibilità” scrive il quotidiano La Repubblica.

Inzaghi punta l’obiettivo Scudetto, quello che Sarri ha conquistato sgomitando con lui prima della pandemia.

E se il tecnico toscano lo vinse senza gioia e rinunciando ad essere sé stesso, per Inzaghi il discorso cambia:

“Per Simone l’Inter è una realizzazione ma in un certo senso anche un punto di partenza: è a Milano che ha raggiunto la maturità, che ha completato il suo bagaglio di conoscenze e imparato l’importanza di allenare a certi livelli” aggiunge il quotidiano.

In quella che sarà la sua terza volta da avversario all’Olimpico, Inzaghi non ripeterà il solito errore, se non altro perché non ci sono più le condizioni: mettere Gagliardini su Milinkovic.


“L’Inter di oggi non è paragonabile a questa Lazio problematica e intristita - scrive La Repubblica -. La maturazione di Inzaghi si è completata proprio nel momento in cui ha imparato a gestire la superiorità della sua squadra”.

Una cosa non scontata, aggiunge il quotidiano, che sottolinea come alcuni allenatori abbiano portato squadre da decimo posto al quinto posto.

E tatticamente? Sarri e Inzaghi sono due opposti che si incontrano spesso. Amano il possesso palla, la costruzione dal basso e la verticalità, ma sviluppano la loro idea in modo diverso: “Banalizzando, Maurizio con le ali e Simone con le mezzali”.

Inoltre i loro moduli, rispettivamente 4-3-3 e 3-5-2, sono inderogabili, non amano il turnover, giocano un calcio d’attacco e curano maniacalmente la fase difensiva.

Secondo La Repubblica la grande differenza tra i due è legata all’aspetto caratteriale:

“Sarri è un burbero senza mediazioni, dice a viso aperto ciò che pensa, per lui comunicar significa esprimere la propria opinione infischiandosene delle reazioni. […] Inzaghi punta invece sulla diplomazia, in pubblico si prepara soprattutto le cose da non dire, pensa che l’apparenza sia importante e che il rapporto coni giocatori sia essenziale e vada coltivata l’empatia”.


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